Incontri con le scuole: l’Officina Maria Penna a Guardia Sanframondi

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Il giorno 26 marzo l’Officina di Studi storico-politici “Maria Penna” e l’Anpi Sannio hanno incontrato i ragazzi di quattro prime medie dell’Istituto Comprensivo “A. De Blasio” di Guardia Sanframondi per parlare di Resistenza e dei valori della Costituzione italiana. L’esperienza si è rivelata costruttiva e feconda. I giovanissimi studenti, infatti, hanno mostrato una sincera attenzione ai temi trattati, intervenendo con curiosità nel dibattito. Le loro domande e le riflessioni schiette e spontanee mostrano che il lavoro nelle scuole è molto prezioso: solo affrontando, infatti, con criticità il passato possiamo seminare curiosità e impegno, semi di una cittadinanza veramente attiva. I loro appunti in grassetto e l’emozione negli occhi nel vedere scene toccanti dal film di Giorgio Diritti, L’uomo che verrà che racconta Marzabotto, sono lo spunto per continuare e non fermarci.
I prossimi incontri si terranno al Rampone e alla Scuola Media Bosco Lucarelli a Benevento, mentre proseguiranno a Guardia con la scuola primaria.

di ANPI BENEVENTO

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Strage di Faicchio e problemi storiografici al centro dell’ultimo seminario Anpi

Chiesetta di San Francesco

Chiesetta di San Francesco

 

La storia al centro del seminario Anpi svoltosi venerdì 23 marzo presso il salone “Di Vittorio” della Cgil di Benevento con gli interventi di Mariavittoria Albini e Dolores Morra che hanno posto l’attenzione su La strage di Faicchio nei documenti d’archivio e La resistenza al Sud: temi e problemi storiografici.
Mariavittoria Albini ha aperto il suo intervento sottolineando il rapporto stretto che insiste tra Resistenza e stragismo e come la strage di Faicchio rientri a pieno titolo in questa dialettica storica.
Per la ricostruzione di questo drammatico evento Albini è partita dal romanzo di Emilio Bove, L’ultima notte di Bedò, Vereja Edizioni che pur essendo un’opera di narrativa concede pochi e marginali elementi alla fantasia riportando i fatti che condussero all’uccisione di quattro giovani: Benedetto Bove di 19 anni, Francesco Dusmet De Smours di anni 18, Rosario Di Leva di anni 16 e Aldo Pezzato di anni 18.
Come riportato anche nella scheda di questa vicenda presente nell’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia «le quattro vittime facevano parte di un gruppo di 128 uomini rastrellati a S. Salvatore Telesino e concentrati a Piedimonte Matese (all’epoca, Piedimonte d’Alife) il 9 ottobre 1943. Il rastrellamento potrebbe essere stato causato da alcuni atti di sabotaggio effettuati nell’area, ma forse rientrò nella deportazione di uomini da impiegare come forza lavoro. Il 13 ottobre i prigionieri riuscirono a scappare (probabilmente grazie all’aiuto del maresciallo dei carabinieri preposto alla loro sorveglianza) o vennero rilasciati, e tornarono in paese. Le quattro vittime, invece, furono catturate di nuovo. I loro corpi vennero rinvenuti dalle truppe alleate nella chiesetta di campagna di S. Francesco, in contrada Odi a Faicchio, il 18 ottobre successivo».
Oggi questa ricostruzione può essere arricchita dal lavoro che Mariavittoria Albini ha condotto sulle carte presenti nel Ricompart Campania (Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani). Il nuovo materiale consiste nelle pratiche dei quattro amici per ottenere la qualifica, poi assegnata dalla commissione, di caduti per la lotta di liberazione, vittime innocenti della violenza nazifascista.
Purtroppo gli autori dell’eccidio non sono mai stati riconosciuti a causa dell’assenza di qualsivoglia forma di testimonianza e per questo motivo si è giunti alla chiusura del caso senza l’individuazione dei responsabili.
Inoltre, l’Anpi di Benevento esprime la sua gratitudine alla signora Antonella Maiorano, nipote di Aldo Pezzato, che venuta a conoscenza dell’argomento del seminario ha voluto fortemente essere presente offrendo a tutti i presenti anche una testimonianza di quello che è stato il vissuto della sua famiglia in merito alla tragica fine del loro congiunto.

L’intervento di Dolores Morra, invece, ha posto il focus sul consolidamento della memoria attraverso l’opera di ricerca e sulla necessità di andare alle fonti per dare vita ad una vera e propria azione di demistificazione da un lato e di disvelamento di ciò che ancora non emerge dall’altro.
La Resistenza al Sud è spesso stata associata univocamente a Napoli e alle sue quattro giornate, in realtà bisogna considerare la Resistenza come un fenomeno complesso e diversificato tanto da poter leggere in essa tante resistenze. Una Resistenza patriottica come quella ad esempio di Michele Ferrajolo, medaglia d’oro al valor militare che si oppose fermamente alla richiesta di resa incondizionata postagli dalle forze tedesche e morì in combattimento; una Resistenza passiva di coloro che si nascosero per non avere nessun tipo di connivenza o compromesso con le forze di invasione; una Resistenza organizzata di cui a livello diffuso si sa ancora poco perché si è volutamente e arbitrariamente sminuito il valore della Resistenza al Sud accentuando e ingigantendo lo spontaneismo che pure, come ovunque, c’è stato.
Morra si è quindi interrogata sull’uso pubblico della storia: perché non c’è stata voglia di parlare delle stragi? Perché tacere o sminuire il ruolo delle donne? Perché negare il rapporto della Resistenza al Sud con l’antifascismo e l’internazionalismo?
L’uso politico della storia fatto dalle classi dirigenti ha avuto come suo obiettivo, purtroppo riuscito, quello di anestetizzare il desiderio e la passione presenti alla base della partecipazione popolare per creare, sostenere e consolidare forme di asservimento, clientelismo, assistenzialismo.
Dimenticare la valenza politica della Resistenza a Napoli e al Sud, in generale, ha proseguito Morra, significa consegnare ipso facto concetti forti ed essenziali della vita comunitaria, come quello di Patria, alla destra e al suo uso razzista e nazionalista.
Per tale motivo solo il ritorno alle fonti, lo studio serio e approfondito possono consentire di evitare i rischi che corre la narrazione resistenziale, da un lato la mummificazione e dall’altro la retorica e provare a ricomporre un immenso torto, quello di aver sottratto al Sud l’ethos politico della stagione resistenziale confinando l’origine della lotta in un moto tellurico, spontaneo e disorganizzato.

Il prossimo incontro con i seminari organizzati dall’Officina di Studi storico-politici “Maria Penna” è per venerdì 6 aprile alle 17.30 con Gaetano Cantone che proporrà un intervento dal titolo La deriva del “nuovo”. Avanguardia culturale e avanguardia politica: dai futuristi all’extraparlamentarismo del Novecento.

di Dario Melillo

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Conclusi gli incontri tra Anpi e Istituto comprensivo Sant’Angelo a Sasso

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Anche quest’anno l’Anpi di Benevento, seguendo il protocollo firmato tra Miur e Anpi nel 2014 e rinnovato nel settembre del 2017, si sta impegnando per “offrire alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica, dalla documentazione alla ricerca, per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva”.
In tal senso hanno avuto luogo ben sette appuntamenti tra il 7 e il 21 marzo con alcune classi della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Sant’Angelo a Sasso.
Dario Melillo, dell’Officina di Studi storico-politici “Maria Penna”, ha incontrato circa 250 bambini con i quali ha discusso di due temi, Costituzione e Resistenza, attingendo all’ampia letteratura per l’infanzia nell’ambito di queste tematiche.
È stato proposto un taglio narrativo, accattivante e coinvolgente per i bambini, senza, però, sminuire la realtà storica dei fatti come è possibile constatare in una delle varie opere utilizzate Fulmine, un cane coraggioso. La Resistenza raccontata ai bambini scritta da Anna Sarfatti, insegnante di scuola primaria e da Michele Sarfatti, studioso di storia contemporanea con particolare riguardo alle vicende degli ebrei nell’Italia fascista.
L’Anpi di Benevento ringrazia vivamente il dirigente Michele Ruscello che, dopo gli incontri dell’anno scorso con le classi quinte, ha fortemente voluto replicare allargando la partecipazione alle classi quarte.
Inoltre, un ringraziamento sentito va alle insegnanti sul cui ottimo lavoro, nell’ambito di Cittadinanza e Costituzione, si è potuto innestare l’intervento della nostra associazione.

Nel frattempo, prosegue l’organizzazione degli appuntamenti dei membri dell’Officina con le scuole della città e della provincia. Già fissati gli incontri con le classi della scuola primaria e media dell”Istituto Comprensivo “A. De Blasio” di Guardia Sanframondi.

di ANPI BENEVENTO

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La Resistenza al Sud e la strage di Faicchio nel prossimo seminario Anpi

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Venerdì 23 marzo alle ore 17.30 nel salone “Di Vittorio” della Cgil di Benevento appuntamento con i seminari Anpi promossi e organizzati dall’Officina di Studi storico-politici “Maria Penna”.
Dolores Morra proporrà una riflessione dal titolo La Resistenza al Sud: temi e problemi storiografici, mentre Mariavittoria Albini si concentrerà su La strage di Faicchio nei documenti d’archivio.
L’appuntamento sarà anche l’occasione, per chi non lo avesse già fatto, per firmare l’appello nazionale “Mai più fascismi” e dare la propria vicinanza all’associazione attraverso il tesseramento.

di ANPI BENEVENTO

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Comunicato stampa

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Il testo del comunicato elaborato da alcune delle sigle della nostra provincia che aderiscono all’appello nazionale “Mai più fascismi” rivolto a tutte le istituzioni democratiche del nostro Paese.

 

Le associazioni cittadine che aderiscono al documento nazionale “Mai più fascismi”, nel constatare i tentativi sempre più palesi e persistenti di diffondere i virus della violenza, del razzismo, del sessismo, del fascismo, ritengono indispensabile e non più rinviabile un’unione forte e decisa di tutte le realtà che considerano necessario ricostruire un tessuto etico e culturale per la nostra città.
Gli eventi verificatisi nel nostro territorio sono sotto gli occhi di tutti; le violenze razziste e le provocazioni neofasciste devono ricevere una risposta chiara, netta, ferma da parte di tutti coloro che, mossi dai principi e dai valori costituzionali, pensano che Benevento debba essere città di accoglienza, solidarietà, generosità e umanità.
Per questi motivi tutte le associazioni e le realtà cittadine e provinciali sono decise a mettere in atto una serie di azioni e prassi comuni per incidere effettivamente nel tessuto comunitario.
Nei prossimi giorni, dunque, avranno luogo delle riunioni e delle assemblee per:
– stabilire modalità e tempi per dare vita a confronti pubblici e aperti sulla necessità per la nostra città di avere una delibera comunale che, come già accade in altri territori, impedisca l’uso degli spazi pubblici per organizzazioni di stampo razzista e fascista contrarie ai principi della nostra Costituzione;
– promuovere una raccolta più capillare e decisa delle firme per l’appello “Mai più fascismi” e la possibilità di punti di incontro nei vari quartieri della nostra città per un confronto immediato e reale con la popolazione;
– organizzare una serie di dibattiti e incontri di preparazione al 25 Aprile;
– discutere delle modalità e di tutte le esigenze materiali e operative per organizzare la giornata del 25 Aprile per dare ancor più visibilità all’anima antifascista della nostra città e della nostra provincia.

ACLI – ANPI – ARCI – CGIL – LIBERA – LIBERI E UGUALI – PARTITO DEMOCRATICO – SINISTRA ITALIANA – UISP

 

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Seminari Anpi: la letteratura resistenziale come epos per l’Italia repubblicana

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Il sesto appuntamento con i seminari dell’Anpi si è svolto venerdì 9 marzo alle 17,30 presso la sala Di Vittorio della Cgil di Benevento. I relatori, Corrado Tesauro e Lorenzo Covino, hanno presentato ai partecipanti un interessante intervento dal titolo Su alcuni temi della letteratura resistenziale offrendo interessanti parallelismi storico-letterari in particolar modo tra l’epica greca e la produzione letteraria scaturita dalla lotta di Resistenza.
«Era, il dopoguerra, un tempo in cui tutti pensavano d’essere dei poeti, e tutti pensavano d’essere dei politici; tutti s’immaginavano che si potesse e si dovesse anzi far poesia di tutto, dopo tanti anni in cui era sembrato che il mondo fosse ammutolito e pietrificato e la realtà era stata guardata come di là da un vetro, in una vitrea, cristallina e muta immobilità. […] Nel tempo del fascismo, i poeti s’erano trovati ad esprimere solo il mondo arido, chiuso e sibillino dei sogni. Ora c’erano di nuovo molte parole in circolazione, e la realtà di nuovo appariva a portata di mano; perciò quegli antichi digiunatori si diedero a vendemmiarvi con delizia. E la vendemmia fu generale, perché tutti ebbero l’idea di prendervi parte; e si determinò una confusione di linguaggio fra poesia e politica, le quali erano apparse mescolate insieme».
Da queste parole della scrittrice italiana Natalia Ginzburg è partito Corrado Tesauro per evidenziare quella che Calvino definì “l’esplosione letteraria” immediatamente succesiva alla fine della guerra, esplosione che presentava caratteri che andavano ben oltre un intento artistico-letterario, ma che si palesavano come “un fatto fisiologico, esistenziale, collettivo”.
Fin dal principio prese vita una smania di comunicare, un’esigenza di raccontare la Resistenza non solo da parte degli scrittori, ma ancor prima e soprattutto a livello popolare, nei luoghi dove la vita quotidiana riprendeva a scorrere grazie alla rinata libertà.
A partire da questo aspetto, ha affermato Tesauro, la nuova società repubblicana e democratica sorta dalle ceneri della guerra e della lotta al nazifascismo può fondare se stessa sui testi nati dalla Resistenza considerabili alla stregua di una “enciclopedia tribale”, proprio come il filologo inglese Erik Havelock aveva considerato la poesia epica «che offre abbondanti esempi di tutti gli schemi e le forme di comportamento da osservare, pressoché in ogni situazione sociale, nella comunità». E come per Havelock «la continuità della tradizione culturale viene assicurata attraverso la reiterazione dell’esecuzione pubblica della poesia» così i poeti e gli scrittori possono e devono far emergere l’epicità intrinseca nella letteratura resistenziale nelle cui opere ritroviamo una testimonianza collettiva e di comunità.
In quell’epoca era viva la necessità per scrittori e poeti di dare vita al romanzo della Resistenza, di dare forma a quel mare di esperienze e di storie che vive e vibranti rischiavano col tempo, però, di perdersi e di svanire, ma allo stesso tempo, ha proseguito Tesauro, questa necessità, però, doveva sapersi coniugare con una prassi letteraria che non fosse distaccata dalla realtà e che non mirasse a calare dall’alto i propri valori sul popolo.
Un esempio di questa incapacità a collegarsi con la realtà, ha concluso Corrado Tesauro, è il romanzo Uomini e no di Elio Vittorini nel quale il protagonista è un intellettuale di estrazione borghese alla ricerca di una vita autentica che si unisce ai partigiani, ma resta distaccato da essi perché ha come obiettivo un fine personale, quello di riscattare se stesso e la propria esistenza e, di conseguenza, in tal modo naufraga inevitabilmente l’intento di creare un’opera collettiva.
Come ha scritto Asor Rosa, la Resistenza si presenta come la semplice occasione di un discorso, che ancora una volta trova le sue motivazioni al livello della cultura e della ricerca intellettuale, ma così facendo resta un un romanzo sulla Resistenza e non “il romanzo della Resistenza” ricercato da un’intera leva di scrittori-partigiani.

La parola è poi passata a Lorenzo Covino che si è soffermato in particolar modo sui romanzi di Calvino e Fenoglio, Il sentiero dei nidi di ragno e Il partigiano Johnny.
L’opera di Calvino, oltre che per il valore letterario, ha offerto notevoli spunti soprattutto per l’introduzione scritta dall’autore all’edizione del ’64. In essa lo scrittore e partigiano italiano affermava di voler «combattere contemporaneamente su due fronti, lanciare una sfida ai detrattori della Resistenza e nello stesso tempo ai sacerdoti d’una Resistenza agiografica ed edulcorata». Calvino ha voluto con forza mostrare la Resistenza come fenomeno umano e per far questo non ha disdegnato di presentare i partigiani peggiori mettendo al centro del suo romanzo «un reparto tutto composto di tipi un po’ storti», ma nonostante ciò, i suoi partigiani evidenziavano, rispetto a benpensati e agiografi della Resistenza, una tensione di fondo, «un’elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!».
A questa considerazione, Calvino aggiunse anche un tentativo di motivare quella che possiamo considerare una sorta di epoché, di sospensione della valutazione «sul giudizio morale verso le persone e sul senso storico delle azioni di ciascuno di noi» perché, continua nell’introduzione, «per molti dei miei coetanei, era stato solo il caso a decidere da che parte dovessero combattere; per molti le parti tutt’a un tratto si invertivano, da repubblichini diventavano partigiani o viceversa; da una parte o dall’altra sparavano o si facevano sparare; solo la morte dava alle loro scelte un segno irrevocabile».
A questo punto, ha proseguito Covino, se – come dice Calvino – solo il caso determinava il campo di battaglia cos’è che poteva salvare i partigiani? In cosa considerarli giusti rispetto ai repubblichini?
Una possibile risposta è ancora nelle parole di Calvino e in particolar modo nello scambio di battute tra Ferreira e Kim, comandanti partigiani, quando il primo chiede «quindi, lo spirito dei nostri… e quello della brigata nera… la stessa cosa?» e l’altro risponde «la stessa cosa ma tutto il contrario. Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini del Dritto, quel peso che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c’è la storia. C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra».
Covino ha poi proseguito con l’analisi de Il partigiano Johnny, uno dei più importanti romanzi della Resistenza e della letteratura italiana, ma per fare ciò è nuovamente ritornato sull’introduzione a Il sentiero dei nidi di ragno e alle parole che Calvino dedicò a Fenoglio che «riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se l’aspettava […] e arrivò a scriverlo e nemmeno finirlo (Una questione privata), e morì prima di vederlo pubblicato, nel pieno dei quarant’anni. Il libro che la nostra generazione voleva fare, adesso c’è, e il nostro lavoro ha un coronamento e un senso, e solo ora, grazie a Fenoglio, possiamo dire che una stagione è compiuta, solo ora siamo certi che è veramente esistita: la stagione che va dal Sentiero dei nidi di ragno a Una questione privata».
Se Una questione privata è, per riprendere le parole di Calvino, “il romanzo che tutti avevamo sognato”, per Covino e Tesauro, invece, Il partigiano Johnny può essere per l’Italia repubblicana quella enciclopedia tribale che per Havelock furono i poemi omerici per i greci perché racconta tutta l’esperienza della Resistenza, in ogni suo aspetto, in ogni sua forma anche attraverso scene di vita quotidiana.
Tre, in particolar modo, sono gli elementi epici nel partigiano Johnny: il valore della lotta, il valore della morte e il valore della testimonianza.
Il primo si mostra nella sua valenza paradigmatica perché la stessa guerra partigiana va aldilà della contingenza storica per mostrare il valore di ogni uomo che sfida e combatte tutto ciò che offende la vita.
Il valore della morte, invece, risiede nel fatto che senza i morti, senza i compagni di Johnny che cadono nulla avrebbe senso ed invece qui la morte trasforma un mero fatto non in storia, bensì in una sorta di griglia simbolica che consente la comprensione dei fatti stessi.
Infine, il valore della testimonianza che prende forza nella morte e dalla morte di chi ha combattuto, dalla narrazione degli orrori e della violenza non solo di quella guerra civile, ma di tutte le guerre, dalla capacità di offrire una riflessione toccata da un sentimento di pietas verso le vittime, di porsi interrogativi ultimi sull’uomo e sul suo destino.

Il prossimo appuntamento dei seminari dell’Anpi promossi dall’Officina di studi storico-politici “Maria Penna” è per venerdì 23 marzo alle 17.30 con Dolores Morra e Mariavittoria Albini che presenteranno due interventi, La Resistenza al Sud: temi e problemi storiografici e La strage di Faicchio nei documenti d’archivio.

di Dario Melillo

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8 marzo Giornata internazionale della donna

Da in alto a sinistra Vera Vassalle, Paola Del Din, Tina Anselmi, Iris Versari, Nilde Iotti e Teresa Mattei

In alto a sinistra Vera Vassalle, Paola Del Din, Tina Anselmi, Iris Versari, Nilde Iotti e Teresa Mattei

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Venerdì 9 marzo appuntamento con i seminari Anpi

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Nella sala “Di Vittorio” della Cgil di Benevento venerdì 9 marzo alle ore 17.30 nuovo appuntamento con i seminari Anpi organizzati dall’Officina di Studi storico-politici Maria Penna.
Lorenzo Covino e Corrado Tesauro proporrano ai presenti un intervento dal titolo Su alcuni temi della letteratura resistenziale.

di ANPI BENEVENTO

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Aggressione a migrante. La condanna dell’Anpi di Benevento

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corteo del 25 aprile 2017

 

In attesa che si chiariscano le motivazioni e vengano definite con certezza le responsabilità, ma comunque preoccupato per un’aggressione dalla quale non è del tutto esclusa la matrice razzista, l’ANPI di Benevento condanna con forza l’episodio che ha visto protagonista un giovane nella nostra città. Nell’esprimergli tutta la solidarietà che merita, garantendogli la nostra vicinanza e, nel caso in cui ne avesse bisogno, il concreto sostegno dell’ANPI provinciale, chiediamo agli inquirenti di fare luce, al più presto, sull’accaduto, anche al fine di scongiurare ripercussioni e reazioni incontrollabili. Benevento è città di cultura e di civiltà e siamo convinti che anche stavolta saprà dimostrarlo nella condanna unanime di ogni forma di violenza e di razzismo.

di ANPI BENEVENTO

 

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L’Anpi Benevento alla manifestazione “Mai più fascismi”

Alcune immagini dalla manifestazione “Mai più fascismi” di sabato 24 febbraio 2018 promossa da 23 organizzazioni sociali, sindacali e politiche, a partire dall’Anpi.
Un grazie di cuore alle compagne e ai compagni, alle amiche e agli amici dell’Anpi e della Cgil di Benevento, sempre impegnati con forza e passione per un paese democratico, tollerante, inclusivo e multiculturale.

di ANPI BENEVENTO

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