Nota congiunta del Comitato Provinciale e della Sezione Alto Tammaro

La presentazione del libro di Edda Negri Mussolini, I Mussolini dopo Mussolini, il prossimo sette di gennaio a Morcone, prevista a conclusione di Inverno a Morcone, rassegna comprendente una serie di iniziative a cura delle molteplici associazioni morconesi e coordinate dal Comune, ci offre l’occasione per alcune necessarie riflessioni.

È davvero un tempo straordinario quello che ci è dato da vivere. Siamo consapevoli di essere testimoni di una trasformazione politico-culturale profonda, di cui le elezioni del 25 settembre non rappresentano altro che la punta dell’iceberg. La non elezione di Valentina Cuppi, presidente del PD e sindaca di Marzabotto, – il paese dove, nell’ottobre del 1944, Wehrmacht, SS e militari fascisti, gli alleati e i seguaci del nonno dell’autrice del libro in questione, trucidarono un migliaio di persone tra cui decine di donne e bambini: è bene ricordarlo ai più giovani, ma, forse, anche ai più anziani – e la sconfitta di Emanuele Fiano, figlio di un deportato di Auschwiz, ad opera della figlia di un esponente di “Ordine nuovo” nel collegio di Sesto san Giovanni parrebbe far pensare che l’antifascismo non corrisponda più alla religione civile di un pezzo rilevante della società italiana e all’idea-guida intorno a cui è nata la Repubblica. Sembra che esso non sia più culturalmente egemone. E ciò da quando è andata montando una delegittimazione strisciante della Resistenza, e si sono susseguiti errori di valutazione e scelte legislative precise, avallate anche da partiti del campo democratico. Sicché non meraviglia affatto la scelta dell’associazione morconese “Adotta il tuo paese” che, come sezione dell’Alto Tammaro e come Comitato Provinciale, con la presente nota, critichiamo e profondamente condanniamo.

È davvero singolare che, a fronte di una serie di libri sul fascismo, scritti da scrittori vincitori dello Strega, di storici rigorosi e di prestigiosi giornalisti, pubblicati in Italia nel 2022, in occasione del centenario della marcia su Roma – solo per citarne alcuni: Antonio Scurati, M, Gli ultimi giorni dell’Europa, Bompiani, 2022; Emilio Gentile, Storia del Fascismo, Laterza, 2022; Aldo Cazzullo, Mussolini il capobanda, perché dovremmo vergognarci del fascismo, Mondadori, 2022: autori certo non organici all’ANPI – si sia scelto proprio quello scritto dalla nipote del dittatore fascista.

Siamo convinti che ogni associazione sia responsabile e gestisca in proprio l’iniziativa proposta, ma ciò non si evince affatto dalle modalità con cui l’amministrazione comunale di Morcone, che coordina e pubblicizza l’Inverno a Morcone affastellando eventi eterogenei ed apponendo in calce i loghi di tutte le associazioni, come se “tutte promuovessero tutto”, tanto che erroneamente appaiono coinvolte nella presentazione del libro molte associazioni, non ultima La Cittadella, sempre attenta alle problematiche resistenziali e costituzionali e che, da tempo, si adopera per ricordare la figura di Gianni Iannelli, “Nincek”. E il nome di “Nincek” accresce, se possibile, ancora di più l’indignazione per la scelta di invitare una discendente diretta del fondatore del fascismo nel paese natale di un martire della Resistenza antifascista, all’inizio del 2023, l’anno dell’ottantesimo anniversario della caduta di Mussolini, dell’inizio della Resistenza, delle “Quattro giornate di Napoli” e delle stragi avvenute nel Sannio (Faicchio, Sant’Agata de’ Goti, Bonea).

Si poteva scegliere meglio. Si doveva scegliere meglio.

Sezione ANPI Alto Tammaro

Comitato provinciale ANPI Benevento 

Benevento, 28 dicembre 2022

Lettera del presidente provinciale alle iscritte e agli iscritti dell’ANPI del Sannio

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Carissime iscritte e cari iscritti dell’ANPI del Sannio,

l’intervento congiunto del comitato provinciale dell’ANPI e dell’Officina di studi storico-politici “Maria Penna” in merito a talune, stupefacenti “riabilitazioni bipartisan” – il caso Arturo Bocchini di San Giorgio del Sannio – mi offre l’occasione per rivolgermi a tutte e a tutti voi per aggiornarci sinteticamente sull’attività dell’anno che si sta chiudendo.

Ci troviamo a vivere una situazione, straordinaria e, per tanti aspetti, estremamente grave. Sicché dobbiamo prepararci ad affrontarla nel migliore dei modi possibile, e dunque, avviare, come auspica, nella sua relazione all’ultima riunione del Comitato nazionale, il nostro presidente, Gianfranco Pagliarulo, “una vera e propria nuova fase della lotta antifascista e democratica”. Il presidente aggiunge: “possiamo e dobbiamo farlo noi, perché ci è riconosciuto da tanta parte del mondo democratico il possesso di quelli che Albertina Soliani chiama giustamente i fondamentali, e cioè quell’insieme di radici, di principi, di valori, che affondano nella Resistenza, nella repubblica e nella Costituzione”.
“Tale sistema di valori riconducibili ai principi della giustizia sociale, della libertà, della democrazia, della solidarietà, della pace, è stato sempre interpretato da noi non in astratto, ma in stretta connessione con le sue incarnazioni istituzionali, in particolare con la Repubblica e la Costituzione, e con gli eventi politico-sociali che hanno scandito gli ultimi 70 anni”.
Di questi valori e, soprattutto, delle tre questioni che già avviluppano la vita del nostro paese, ossia la questione sanitaria, la questione sociale e la questione democratica, l’ANPI del Sannio cercherà sempre di prendersi cura né farà mancare il conseguente impegno e un’azione politico-culturale adeguata, all’interno delle prospettive e delle linee individuate dagli organismi nazionali, necessariamente calate all’interno delle nostre realtà territoriali.
A questo proposito vi ricordo che abbiamo chiuso il tesseramento del 2020 raggiungendo, pur con tutte le difficoltà dei periodi di clausura, il numero di 350, tra iscritte e iscritti. A tutti quelli che ci hanno già manifestato l’intenzione di rinnovarla ma non l’hanno ancora ricevuta, invieremo simbolicamente la riproduzione della tessera via mail.
Abbiamo dovuto rinviare sia la pubblicazione del terzo volume degli Atti dei seminari 2019-2020 che il ciclo delle lezioni 2020-2021 il cui programma è già stato quasi approntato per intero, e che sicuramente partirà on line, se, come sembra, non dovessero cambiare le norme anticovid, l’otto di gennaio del 2021.
Dopo il 12 dicembre, giorno in cui parteciperò, dalle 9.30 alle 14, a una riunione on line di tutti i presidenti provinciali dell’area Centro meridionale dell’ANPI con la direzione nazionale, convocherò la riunione del comitato provinciale che, ovviamente, non si svolgerà in presenza.
È dunque necessario non perderci di vista, di sapere che noi ci siamo e ci saremo sempre con la grande capacità di visione che sempre ha caratterizzato l’Associazione, quella capacità cioè di immaginare il futuro e di saper compiere le scelte giuste.
Invio a tutte e tutti il saluto più cordiale e affettuoso.
Amerigo Ciervo
presidente del Comitato provinciale ANPI di Benevento

A proposito di “talune riabilitazioni alla memoria bipartisan”

Gerarchi fascisti e nazisti presenti ai funerali di Arturo Bocchini, tenutisi a Roma il 21 novembre 1940. Tra loro si riconosce Heinrich Himmler,

Gerarchi fascisti e nazisti ai funerali di Arturo Bocchini, tenutisi a Roma il 21 novembre 1940. Tra loro Heinrich Himmler.

 

Il nostro è un Paese che – a voler essere buoni – ha un rapporto difficile con la storia. A voler essere, invece, più schietti e diretti dovremmo affermare che non si tratti di un rapporto difficile quanto piuttosto di una mal celata indisposizione verso una disciplina che si caratterizza per due aspetti effettivamente scomodi: fatica e verità.

Affrontare il passato, infatti, spinti dal desiderio di conoscere le proprie radici, di comprendere le dinamiche e i fatti che hanno inciso sulla storia della propria comunità comporta un dispendio di energie fisiche e intellettuali di non poco conto, un dispendio che, però, si configura come itinerario inevitabile e necessario perché non esistono scorciatoie per raggiungere la verità.

In “questo benedetto assurdo bel paese” quando si apre una finestra sul fascismo diventa pressocché impossibile discuterne partendo dai fatti, dagli eventi e dalle vicende storiche perché si è subito sopraffatti da una valanga di distorsioni degli accadimenti storici, da vere e proprie bufale, da affermazioni capziose e fuorvianti.

Succede a livello nazionale se pensiamo in questi giorni alle comparsate televisive del giornalista Bruno Vespa il quale, nel presentare il suo ultimo libro, contribuisce a creare l’ennesimo capitolo del revisionismo storico italiano, ma accade anche a livello locale, nella nostra piccola provincia, come abbiamo potuto constatare leggendo l’articolo “Bocchini, una riabilitazione alla memoria bipartisan” apparso sull’edizione beneventana de “Il Mattino” di venerdì 20 novembre 2020.

Nell’articolo, che prende spunto dall’anniversario della scomparsa del capo della polizia fascista, ritroviamo le ormai tipiche affermazioni revisioniste che affondano le radici nel collettivo lavaggio di coscienze del mito del “bravo italiano”.

Nell’articolo viene detto di Bocchini che “malgrado si fosse spogliato dei suoi beni, oggi si cerca di far cadere nell’oblio il suo ricordo”, che “in un paese […] dove tante strade sono intitolate a politici e personaggi, in alcuni casi a dir poco chiacchierati, non si è trovato, se non una strada da intestargli, almeno uno spazio per attaccare, magari a una parete degli immobili donati, una targa che ricordi l’illustre donatore”, che sono sempre state riconosciute “le competenze professionali, il ruolo storico e anche una personalità particolare del senatore Arturo Bocchini”.

E se da un lato non stupisce che parte di queste dichiarazioni provengano dal mondo della destra sangiorgese, dall’altro, invece, colpisce che esse giungano dal primo cittadino del comune di San Giorgio del Sannio, Mario Pepe, come se il solo fatto di aver lasciato al suo paese natale i propri beni potesse cancellare con un colpo di spugna tutte le scelte, le decisioni e le azioni del braccio destro di Mussolini.

Quando le parole vengono utilizzate in maniera completamente decontestualizzata, ecco che un’affermazione del genere finisce per fare il gioco di quel senso comune diffuso secondo cui il fascismo in fondo non fu poi così male e che, anzi, “Mussolini fece anche cose buone” e con lui anche i suoi zelanti sgherri.

Contro questo modo di dare vita al dibattito pubblico, tanto a livello nazionale quanto a livello locale, ci opponiamo con tutta la forza che ci viene da una lettura della storia del nostro paese, da un’analisi attenta e per nulla superficiale delle scelte che donne e uomini hanno compiuto, scelte che hanno segnato momenti drammatici del nostro passato.

Pertanto, se di Arturo Bocchini si deve parlare lo si faccia raccontando chi è stato e quali scelte ha fatto; se dobbiamo fare un’operazione di verità allora – usando le parole di un appello scritto e firmato da numerose storiche e storici – “raccontiamo la storia, raccontiamola tutta”.

Se siamo sinceri democratici e convinti sostenitori della nostra Costituzione repubblicana e antifascista non mostriamo reticenze e parliamo di Arturo Bocchini, del capo della polizia e fondatore dell’Ovra, a cui Benito Mussolini affidò non solo il compito di reprimere ogni voce dissenziente, ma di rieducare un popolo e di ortopedizzare una nazione. Parliamo dell’uomo che mise in piedi un fitto sistema di controllo non soltanto destinato a sorvegliare e punire gli oppositori del regime, bensì ad insinuarsi nella fibra più intima della vita quotidiana di milioni di italiani.

Raccontiamo dell’ideatore di un apparato poliziesco pervasivo, alle dirette dipendenze del Duce e autonomo dai prefetti ai quali diede l’ordine di arrestare tutti i deputati del Partito Comunista d’Italia, fra cui Antonio Gramsci.

Non dimentichiamo che stiamo parlando dell’uomo che venne incaricato da Benito Mussolini di eliminare fisicamente Carlo Rosselli che allora risiedeva a Parigi e che fu barbaramente ucciso il 9 giugno 1937, a Bagnoles-de-l’Orne insieme al fratello Nello.

Non lasciamo cadere nel dimenticatoio di chi la storia la vuole annacquare, indebolire, depotenziare il fatto che grazie alla sua rete di spie Arturo Bocchini fu l’artefice dell’arresto e del confino del futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini e di Alcide De Gasperi che in treno con la moglie cercava di lasciare il paese.

Pertanto, se di atteggiamento bipartisan si deve parlare in questa vicenda quello lo ha avuto senza dubbio Arturo Bocchini che, grazie agli ingenti fondi richiesti e ottenuti da Mussolini per potenziare l’attività repressiva, colpì con durezza gli esponenti di tutti i partiti politici che continuavano la loro azione di resistenza alla dittatura fascista.

E non trascuriamo che all’inizio del 1938, il capo della Polizia fascista ordinava di identificare e censire tutti i rom istriani, dividendoli tra soggetti con precedenti penali non pericolosi, soggetti senza precedenti penali e pericolosi e soggetti pericolosi; e poiché questo ancora non bastava aggiungiamoci il passaggio fondamentale a una vera e propria persecuzione che si può definire di natura razziale nei confronti di rom e sinti in quanto ‘zingari’ quando con l’ordine emanato l’11 settembre 1940 Bocchini dispone che “quelli nazionalità italiana certa o presunta ancora in circolazione vengano rastrellati nel più breve tempo possibile e concentrati sotto rigorosa vigilanza in località meglio adatte di ciascuna provincia».

Menzioniamo i suoi incontri con il criminale nazista Heinrich Himmler, capo della polizia tedesca, con il quale organizzò l’attività di repressione internazionale dell’OVRA e della Gestapo contro gli oppositori politici.

Questo e ancora altro è stato Arturo Bocchini e l’essersi “spogliato dei suoi beni” verso la fine della sua vita non fa di lui un novello Francesco d’Assisi né tanto meno essere entrato in possesso di quei beni impone al comune di San Giorgio del Sannio di celebrare un elemento di spicco della dittatura fascista, della pagina più buia e drammatica della storia del nostro Paese.

Pertanto, invitiamo il signor Sindaco, una volta terminati i lavori di completamento del palazzo comunale ex Arturo Bocchini, ad apporre una targa, ma che questa sia ampia e che riporti senza titubanze le scelte e le azioni del “viceduce” per fare in modo che nessuno possa pensare al Ventennio fascista con nostalgia e rimpianto, ma al contrario per allontanare, sulla consapevolezza della cancellazione dei diritti e delle libertà a cui Bocchini diede il suo nefasto contributo, ogni rischio di riabilitazione del regime fascista.

 

Il Comitato Provinciale dell’Anpi di Benevento

Officina di Studi storico-politici Maria Penna

Il commento del presidente Ciervo sul 25 aprile

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È stato un 25 aprile sofferto, un po’ triste, sicuramente diverso a causa delle condizioni determinate dalla diffusione del virus e a causa delle forme e degli strumenti che abbiamo dovuto utilizzare per comunicare e condividere i nostri valori e le nostre idee. Ma è stato un 25 aprile esaltante e partecipato, quello del 75° anniversario della Liberazione. Siamo stati lontani ma uniti, tutte e tutti, a ricordare e a difendere le ragioni della Resistenza e i valori della Costituzione.
Emozionante è stato l’atto simbolico, che l’ANPI ha fortemente voluto, presso la rotonda “Maria Penna”, con la partecipazione del sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che ringraziamo per aver aderito alla nostra richiesta. S’è davvero dimostrata vincente l’indicazione della direzione nazionale: la presenza delle istituzioni è la chiara, consolidata formalizzazione – è bene non dimenticarlo mai – che il 25 aprile, snodo fondamentale della storia italiana, è davvero la festa di tutte e di tutti. Restituiamo al mittente le ragioni addotte dai nostri connazionali che in tale festa non riescono ancora a riconoscersi. Non disperiamo che un giorno possa accadere.
E vincente s’è rivelata anche la scelta della nostra ANPI che, per un’occasione simile, ha scelto di dare corpo e voce a chiunque volesse onorare al meglio, ognuno secondo la propria sensibilità, il 25 aprile, sotto la parola d’ordine #LaResistenzaUnTempoCheDura.
Vorrei, per ringraziare, poter stringere in un abbraccio tutti coloro che hanno riempito con i loro contributi – fotografie, disegni, canti, poesie, brani, racconti, lettere, testimonianze, riflessioni – la nostra pagina FB. Tutto sarà conservato nell’archivio informatico, ma, soprattutto, tutto sarà conservato nella nostra memoria collettiva. L’arduo compito che ci attende, da subito, è ora quello di far lievitare, con l’impegno, con lo studio, con il rigore delle nostre scelte, con la trasparenza e con la limpidezza delle nostre posizioni, lo straordinario patrimonio di partecipazione e di creatività di questo 25 aprile testé trascorso, il 25 aprile del tempo della pandemia.

Amerigo Ciervo
Presidente provinciale ANPI di Benevento

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Il cordoglio dell’ANPI del Sannio per la scomparsa di Lida Iannelli

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Il comitato provinciale dell’Anpi di Benevento, a nome di tutti i suoi iscritti, esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Lida Iannelli, sorella del partigiano Gianni Iannelli “Nincek”, fucilato a Varazze, nel savonese, nel 1944.

Lida, nonostante la distanza e le condizioni di salute sempre più delicate, ha seguito costantemente con affetto e attenzione il lavoro e l’impegno della nostra comunità antifascista sentendo forte il bisogno di conservare la memoria dell’impegno familiare alla lotta di liberazione dall’oppressione nazifascista.

Le nostre più sentite condoglianze a tutti i familiari alcuni dei quali continuano nell’Anpi sannita a manifestare e praticare gli ideali dell’antifascismo nei quali sono cresciuti.

Il Comitato provinciale dell’Anpi di Benevento

Il Comune di Benevento conferisca la cittadinanza onoraria a Liliana Segre

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Come noto, il 30 ottobre l’Aula del Senato ha approvato la mozione della senatrice a vita Liliana Segre per l’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
L’ANPI nazionale, oltre ad esprimere soddisfazione e apprezzamento per il voto favorevole del Senato, ha manifestato profonda preoccupazione e condanna rispetto all’astensione da parte dei senatori delle forze politiche di centro-destra, un atteggiamento grave e fortemente irresponsabile, in quanto interpretabile come atto di legittimazione dei fenomeni che la Commissione intende contrastare.
Dopo le minacce via web e lo striscione di Forza nuova esposto nel corso di un appuntamento pubblico cui partecipava a Milano, il prefetto Renato Saccone ha deciso di assegnare la scorta alla senatrice a vita, deportata nel campo di concentramento di Auschwitz quando aveva 14 anni.
La scorta armata alla senatrice Segre dà conto della pericolosità di questa campagna di odio e riporta all’ordine del giorno gli attacchi antisemiti che dalla Rete si estendono alle strade d’Europa, ai cimiteri ebraici profanati, agli stadi dove gruppi nazi-fascisti continuano ad esibire bandiere con le svastiche o intonare cori che invocano per i “nemici” i “forni come per gli ebrei”.
Se la politica può e deve basarsi sullo scontro, anche aspro, tra posizioni diverse, non può esserci divisione sui principi e i valori di solidarietà e umanità.
Per questo motivo il comitato provinciale di Benevento ritiene che la nostra città debba mostrare vicinanza fraterna ed estrema gratitudine alla senatrice Segre per l’infaticabile e meritoria opera di testimonianza civile, riaffermando, con forza, i valori fondanti della nostra Repubblica, nata dalla lotta di liberazione dall’oppressione nazi-fascista.
Esprimiamo, pertanto, la nostra totale adesione alla proposta di Cronache del Sannio e del suo direttore Salvatore Esposito e ci uniamo alla petizione per chiedere il conferimento da parte del Comune di Benevento della Cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre.

Il comitato provinciale dell’ANPI di Benevento

Giornate di chiusura del tesseramento 2019 nel Sannio

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Le giornate di chiusura del tesseramento 2019 hanno visto l’ANPI sannita attiva su più fronti e in diverse zone del territorio provinciale.
Infatti, oltre al tesseramento, che ancor prima di questa chiusura aveva visto un balzo in avanti importante passando dalle 180 tessere del 2018 alle quasi 250 di quest’anno, ha avuto luogo la costituzione delle prime due sezioni locali dell’Anpi del Sannio.
Il primo appuntamento è stato sabato 26 ottobre alle ore 17.30 presso la Biblioteca comunale di Morcone dove gli iscritti hanno dato vita all’assemblea costitutiva della sezione intercomunale Alto Tammaro. Dalla discussione assembleare sono venute fuori tante proposte valide e interessanti, ma al tempo stesso la consapevolezza della responsabilità che deriva da un passo così importante quale quello di rappresentare la memoria partigiana e lo spirito antifascista in tempi complessi e delicati come quelli attuali. Inoltre, l’Anpi Alto Tammaro cercherà di porre al centro della sua attività l’attenzione alle memorie locali legate alla Resistenza, memorie sbiadite di donne e uomini su cui, tuttavia, già alcuni iscritti stanno lavorando da tempo con passione e tenacia.
Domenica 27 ottobre, invece, è stata la volta della costituzione della sezione intercomunale Valle Caudina che si è tenuta presso la Bibilioteca Comunale di Montesarchio. La discussione fra gli iscritti si è, in questo caso, concentrata, oltre che sull’attualità politico-culturale del nostro paese, sulle possibili azioni e iniziative da mettere in campo con particolare attenzione al mondo giovanile e della scuola. Non a caso il comitato della sezione Valle Caudina ha visto l’elezione di ben tre giovani tesserati segno della volontà di incidere profondamente sulle nuove generazioni.

N.B. Nella sezione Foto e Video del nostro sito alcune immagini delle due assemblee.

di ANPI Benevento

Il commento del presidente Ciervo sul 25 aprile

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Il 25 aprile 2019 a Benevento: una bella giornata di libertà e di democrazia

È stata una bella giornata di libertà e di democrazia quella che ieri, insieme, abbiamo vissuto per ricordare e festeggiare la Resistenza al nazifascismo e il suo valore fondante per la Repubblica e per la Costituzione.
Il 25 aprile è il giorno in cui tutte le italiane e tutti gli italiani, che si riconoscono in quelle vicende e in quei principi, si ritrovano per riaffermare la valenza imprescindibile del giuramento fondamentale di una patria rinnovata con le idee-guida della carta costituzionale (libertà, democrazia, uguaglianza sostanziale e non meramente formale, pace, antifascismo) che sono agli antipodi dei disvalori del vecchio e nuovo fascismo.
Tale era la volontà dell’ANPI che, per statuto e missione, ha il dovere etico e politico di conservare la memoria dei combattenti per la libertà e la dignità dell’Italia e difendere i principi costituzionali e tale è stato lo spirito che ha animato la manifestazione 2019, ancora una volta guidata dal nostro grande partigiano combattente, Giuseppe Crocco, “Caramba”. Ciò è stato reso possibile dalla presenza di taluni rappresentanti istituzionali ufficiali (comune di Benevento, comune di Apice), di esponenti politici presenti, a vario titolo, nelle istituzioni, di partiti politici, dei sindacati, delle associazioni, dei movimenti: una presenza plurale con la quale ogni forza ha innervato la propria sensibilità politico-culturale nella riaffermazione dell’insostituibilità del più significativo anniversario della nostra storia repubblicana.
È ciò che si definisce “religione civile”, senza la quale un paese non può né potrà costruire nulla. Per questa bella prova di civiltà democratica, l’ANPI di Benevento ringrazia tutte le partecipanti e tutti i partecipanti, le istituzioni, i partiti, i sindacati, le associazioni e i movimenti presenti. L’ANPI ringrazia poi tutti gli organi di informazione (giornali, tv, siti) per l’attenzione riservata.
Non è possibile, in conclusione, non rimarcare l’assenza, alla festa del 25 aprile, dell’intera deputazione sannita. Rappresentando, grazie alla Costituzione nata dalla Resistenza, le cittadine e i cittadini di questa provincia nel più alto consesso legislativo della Repubblica, ci sembra doveroso far notare quanto discutibile sia, non solo politicamente ma anche moralmente sbagliata, la scelta di non presenziare alla manifestazione che, prima di ogni altra finalità, vuole tenere vivo il ricordo, soprattutto a vantaggio delle giovani generazioni, di chi ha sacrificato la propria vita perché altre e altri, in seguito, potessero, liberamente e democraticamente, diventare deputati e senatori. I quali, per una serie di motivazioni, dovrebbero essere i primi (o le prime) ad essere presenti.

Il Comitato provinciale dell’ANPI di Benevento

Il discorso del presidente Ciervo per il 25 aprile

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25 aprile 2019, Benevento.

Carissime cittadine e cari cittadini che state partecipando alla manifestazione del 25 aprile del 2019,

è motivo di grande onore e di grande responsabilità chiudere, per conto dell’ANPI del Sannio il corteo a cui, tutti insieme, stamattina abbiamo dato vita.
Ed è un onore grande parlare avendo di fronte la piazza, intitolata a Giacomo Matteotti, paradigma, simbolo e archetipo di tutte le innumerevoli vittime del fascismo e del nazismo in Italia.
È un onore il poter parlare nel cuore e al cuore di questa nostra antica città.
È un onore parlare in nome di tutte le iscritte e gli iscritti dell’ANPI di Benevento che annovera ancora, tra i suoi membri, il compagno partigiano combattente, Giuseppe Crocco, “Caramba”, che, a nome di voi tutti, saluto e ringrazio con riconoscenza e affetto immutati.
È – infine – un onore parlare a nome di tutte le istituzioni presenti, delle forze politiche, dei sindacati, delle associazioni e dei movimenti che hanno aderito e che hanno voluto che il 25 aprile, venisse celebrato con spirito unitario e con molteplici iniziative che, all’interno della ricchezza delle storie e delle sensibilità plurali, ne caratterizzano la vita.

Quest’anno siamo obbligati a puntualizzare un elemento che è la sostanza stessa di questa giornata. Il 25 aprile è Festa nazionale. È la Festa della Liberazione dell’Italia dal giogo nazi-fascista. Essa vede, in questo momento e per la giornata intera, migliaia e migliaia di persone nelle piazze e nelle strade di tantissime città e paesi. È evidente che nessuno riuscirà a cancellarla.

E poiché noi siamo abituati a parlare con chiarezza, intendiamo riferirci a tutti coloro che cercano di negarla, pensando di ridurla ad uno scontro tra “fascisti e comunisti”. Intendiamo riferirci a chi continua a gettare fango e fuoco sulla memoria delle partigiane e dei partigiani, a chi tenta con le consuete, rozze argomentazioni, ignoranti e razzistiche di riportare l’orologio della storia al ventennio del criminale Benito Mussolini.
In realtà il 25 aprile ricorda e rinnova la lotta vincitrice del popolo italiano contro il nazi-fascismo.
Il 25 aprile ricorda e rinnova la vittoria degli ideali di libertà e di democrazia che hanno spazzato via la dittatura. Il 25 aprile è il canto corale delle origini autentiche della nostra Repubblica.
Non sarà inutile parafrasare ciò che Vittorio Foa rivolse a un senatore missino, Giorgio Pisanò: “È perché il 25 aprile abbiamo vinto noi che tu sei senatore della Repubblica. Se aveste vinto voi, io non solo non sarei al Senato, ma forse sarei ad Auschwitz”. Come Primo Levi e come Liliana Segre. Come padre Massimiliano Kolbe e Suor Teresa Benedetta della Croce. Come Vittoria Nenni e Mario Finzi.

Siamo pienamente consapevoli di essere dentro un profondo cambiamento di cui sembra che non si riesca a percepirne, fino in fondo, la radicalità. Eppure siamo in grado di leggere i segni di un mondo, negli ultimi decenni, profondamente cambiato: le parole d’ordine che, per moltissimo tempo, sono state le sirene a cui non moltissimi hanno saputo resistere. Non di “sorti magnifiche e progressive” si trattava, ma di autentici peccati capitali le cui conseguenze sono ora un cumulo di macerie tra le quali è possibile ritrovare diritti negati, povertà crescenti, ingiustizie profonde. Nel buio del momento si colgono sempre di più fenomeni di degrado istituzionale, in cui le tentazioni presidenzialiste e le tendenze plebiscitarie si combinano con la sovranità del mercato, con la frantumazione sociale, con il trionfo dell’individualismo, con il vuoto culturale e con le seducenti suggestioni dei media e della rete. E la violenza e la sopraffazione la si ritrova anche nei rapporti personali dentro e fuori le famiglie.
Con la questione femminile ritornata al centro del dibattito, grazie anche a taluni disegni di legge totalmente oscurantisti, se non addirittura reazionari, che finiscono per fare strame dell’articolo 3 della Costituzione. Ecco perché abbiamo voluto organizzare, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del comune di Benevento, la mostra sulle 21 madri costituenti.
Ma il medesimo articolo è messo ancora più gravemente in pericolo da un altro tema a cui, stranamente, né la società civile né la politica sembrano particolarmente attenti. Intendo riferirmi alla cosiddetta autonomia differenziata. L’autonomia differenziata è il più raffinato e radicale progetto antimeridionale della storia repubblicana perché esso si poggia sull’idea di “criminalizzare” i normali trasferimenti e gli investimenti pubblici nelle regioni meridionali.
Abbiamo riflettuto seriamente sulle conseguenze dell’autonomia differenziata? Che nascerà una sanità di serie A e una di serie B, che i malati bisognosi di interventi specialistici non potranno più trasferirsi dagli ospedali della propria regione a quelli del Nord, che le scuole e le università del Sud avranno sempre meno risorse? Non è certamente per scelta politica che facciamo riferimento a tale prospettiva, ma è l’urgenza della difesa della Costituzione che ci spinge a segnalare l’esigenza di difendere l’unità nazionale, messa in grave pericolo da scelte siffatte.
Dunque la competizione senza regole, la supremazia della finanza sull’economia reale, e dell’economia sulla politica, e della tecnica sui valori dell’humanitas, e la mitizzazione del profitto non hanno migliorato il mondo. Anzi in tutto questo noi possiamo individuare la causa prima della crisi profonda dalla quale non riusciamo a venir fuori. Aggiungiamo a ciò le guerre infinite e le terribili stragi che, hanno lasciato il loro segno di sangue anche il giorno di Pasqua.
Ed è – lasciatemelo dire – francamente curioso che mentre papa Francesco, dal balcone centrale di san Pietro pregava per le vittime dello spaventoso massacro del giorno di Pasqua, lo spin doctor – ora si usa dire così – del ministro dell’Interno riteneva necessario postare una foto dello stesso ministro imbracciare un mitra. Fare paura per rispondere alle paure. È così che si alimenta l’onda nera.
In tv ci dicono che questo signore sia un docente di filosofia del web.
Se questa è la filosofia del web, noi continuiamo a preferire le risposte che hanno offerto altri filosofi: Socrate, Giordano Bruno o come il pensatore della non-violenza Aldo Capitini. E i mitra imbracciati dai partigiani hanno portato all’articolo 11 dellaCostituzione. Inquietanti fenomeni, sul piano politico-istituzionale, si colgono quotidianamente: l’indebolimento del Parlamento, il contatto diretto con le masse, l’intesa cordiale con i gruppi neofascisti europei tra i quali il comun denominatore è il sentimento razzistico del rifiuto del diverso. Sono i fenomeni di ciò che Umberto Eco chiama il fascismo eterno: l’esaltazione del sangue, il disprezzo per la cultura, il rifiuto del diverso, l’antiparlamentarismo, l’irrazionalismo dominante.
Che fare?
Ci sono dunque delle ottime ragioni che ci spingono a continuare a fare memoria della Resistenza e della liberazione dal nazifascismo. Il fare memoria è, per noi, un dovere morale e politico.
Noi ritroviamo e rinnoviamo lo spirito della Resistenza per opporci alla cultura dei muri innalzati, dell’innalzamento dei reticolati, delle polizie schierate, della ripresa e della riorganizzazione di forze che si riferiscono esplicitamente ai disvalori del nazifascismo.
Rinnoviamo e ritroviamo lo spirito della Resistenza per opporci agli egoismi delle piccole patrie, e delle chiusure pseudo-identitarie. Per vincere sul rifiuto di chi fugge dalle guerre e dalla povertà, guerre e povertà che noi, gli europei dei grandi valori, abbiamo contribuito a far nascere in tante zone del mondo.
Ritroviamo lo spirito della Resistenza e proviamo a riflettere con attenzione sui segnali che ci arrivano dagli uomini e dalle donne che hanno combattuto contro il nazifascismo.
Prendiamo esempio dalla loro scelta etica non di salire sul carro del vincitore, come pure sovente ci tocca vedere in questi giorni, ma di salire in montagna, mettendo in conto anche la possibilità della morte.
Ripensiamo alle centinaia di migliaia di prigionieri italiani che rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò. Ricordiamo gli italiani e le italiane che aiutarono i partigiani, che nascosero gli ebrei. Riprendiamo in mano, se possibile, un libro di storia di questo paese e analizziamo che è accaduto dal 1943 al 1948: cinque anni, solo cinque anni per porre fine alla guerra, per scegliere la pace, per scrivere la Costituzione, per ricostruire, con il lavoro l’impegno e l’intelligenza, il paese. Impariamo dai 535 uomini e dalle 21 donne che, ognuno con una propria visione politica, schierati in partiti politici con valori ideali e visioni del mondo contrapposti, riuscirono a ritrovarsi insieme, costruendo, in un nobile ed altissimo compromesso, i principi fondativi della Repubblica.
Questo è il nostro compito, oggi, a settantaquattro anni dalla Liberazione. Ritrovare in quei giorni quella luce che possa illuminarci lungo il cammino della nostra vita comune, alla maniera in cui quella luce la colse un poeta come Pierpaolo Pasolini

Mio fratello partì, in un mattino muto
di marzo, su un treno, clandestino,
la pistola in un libro; ed era pura luce.
Visse a lungo sui monti, che albeggiavano
quasi paradisiaci nel tetro azzurrino
del piano friulano: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già conscia del destino: ed era pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato
si riconobbe nuovo nella luce.

Buon 25 aprile, cittadine e cittadini, viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva l’Italia!

Amerigo Ciervo
Presidente Comitato provinciale ANPI Benevento

Con la rete Non Una Di Meno Benevento per lo sciopero dell’8 marzo

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Venerdì 8 marzo saremo in strada per il corteo promosso e guidato dalla rete cittadina di Non Una Di Meno.

Qui di seguito vi proponiamo il testo dell’appello per la costruzione dello sciopero femminista cittadino.

“Anche quest’anno ricorre l’otto marzo e anche quest’anno ci prepariamo ad incrociare le braccia e a liberare il nostro tempo!

Facendoci forza di un movimento femminista globale che -in poco più di due anni- ha saputo mettere al centro dell’agenda e del dibattito politico, dentro e fuori i movimenti, la questione di genere, trasformandola nell’elemento propulsore di una tensione trasformatrice totalizzante; di un movimento nazionale trasversale e propositivo, che sta rinnovando l’armamentario teorico e pratico del vecchio femminismo nostrano, producendo, nel contempo, una nuova forma politica; forti di un grido e di un marchio, “Non una di meno”, che, con la sua potenza immaginifica, attraversa oceani ed oltrepassa confini, anche quest’anno, proviamo a risignificare una data troppo a lungo ridotta a vuota celebrazione retorica: lo facciamo con lo sciopero dalla produzione e riproduzione sociale, dai ruoli di genere, da una normalità sempre più disumana ed escludente, da una normalità che ci vittimizza e strumentalizza.

Scioperiamo da ogni attività lavorativa, formale od informale, gratuita o retribuita. Scioperiamo dalle dimissioni in bianco, dal lavoro nero, scioperiamo dalla disparità salariare tra uomo e donna (che varia tra il 20% il 40% in base all’ambito professionale), dai ricatti sessuali e dalle molestie sui luoghi di lavoro, da quel lavoro di cura disconosciuto che ancora troppo spesso grava sulle nostre spalle.

Scioperiamo dai ruoli di genere, quelli che ci imprigionano e che, in un cerchio che si chiude quasi naturalmente, alimentano la violenza e si nutrono della violenza stessa; dalla sempreverde cultura dello stupro.

Scioperiamo contro violenza di genere, che è strutturale, perché attraversa sistematicamente ogni ambito della nostra vita, dal lavoro alla scuola, dalle relazioni ai tribunali, dalla famiglia agli ospedali.

Scioperiamo contro la violenza fisica e psicologica che subiamo nelle strutture sanitarie, dove-non ci stancheremo mai di ripeterlo! – l’alto tasso di medici obiettori (soprattutto al Sud) , il difficile accesso alla pillola Ru486 e la pressante presenza dei prolife -che parte del nuovo governo prova ad incentivare!-rendono l’iter per l’aborto una corsa ad ostacoli, privandoci così della libertà di scegliere sui nostri corpi!

Scioperiamo contro violenza che subiamo in quanto donne, che non ha colore della pelle e da chi vorrebbe convincerci del contrario, contro chi specula sulla nostra pelle per legittimare politiche securitarie e razziste; di narrazioni tossiche che associano, in un automatismo becero quanto pericoloso, violenza sulle donne ed immigrazione non ne possiamo più!

Scioperiamo contro il governo del “cambiamento” e le sue manovre liberticide, che “cambiano”, ma in peggio, la vita delle donne e di tutte le marginalità sociali; scioperiamo contro la Legge Salvini, il DL Pillon, le mozioni antiabortiste targate Lega che, partendo da Verona, stanno provando ad imporsi su tutto il territorio nazionale, perché vi riconosciamo un complessivo disegno patriarcale, razzista ed autoritario, un piano in cui riecheggia l’avanzata delle Destre Reazionarie, in Europa come nel mondo.

Scioperiamo contro la chiusura o lo svilimento degli spazi delle donne, che da sempre costituiscono luoghi di riappropriazione materiale e simbolica, di consapevolezza e fuoriuscita dalla violenza; scioperiamo contro lo sgombero degli spazi sociali, che da sempre rappresentano presìdi di solidarietà e libertà sul territorio;

Insomma: Scioperiamo tutto! Spezziamo, per 24 ore, una consuetudine che ci opprime, che ci fagocita, che ci vorrebbe mansuete e silenziose. Produciamo una piccola crepa, tutte insieme! Stringiamo relazioni per produrne di nuove, più significative!

Scioperiamo contro l’indirizzo politico espresso chiaramente dal nuovo esecutivo e proviamo a dettarne un altro, più umano, egualitario, femminista. A partire da questo otto marzo, a partire da noi, a partire dalla nostra città.

Ti aspettiamo per costruire assieme la giornata dell’Otto marzo, ma soprattutto per riprendere a ragionare, da una prospettiva femminista, sui tempi bui che corrono ed elaborare strategie di Resistenza”.

di ANPI Benevento

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