Seminari Anpi: Teresa Simeone su vecchi e nuovi revisionismi

notizie-false-640x342

Venerdì 18 maggio alle ore 17.30 ha avuto luogo il penultimo seminario Anpi organizzato e curato dall’Officina di Studi storico-politici Maria Penna. A parlare, nel salone Di Vittorio della Cgil di Benevento, Teresa Simeone che ha concentrato l’attenzione su Vecchi revisionismi, negazionismi e post-verità nell’epoca dei social.
L’intervento ha coniugato precisione e chiarezza: la prima nella ricostruzione di alcuni esempi che nel corso della storia hanno visto la falsificazione e la manipolazione come mezzi per il raggiungimento di ben specifici obiettivi, la seconda nell’esporre le dinamiche di conquista e legittimazione del potere anche e soprattutto attraverso la creazione di complotti e di capri espiatori.
La storia, ha evidenziato Simeone in apertura, si muove su due binari, da un lato come res gestae, fatti accaduti in un determinato tempo e in un determinato luogo e dall’altro come storiografia, ossia esposizione e interpretazione dei fatti che in quanto tale è soggettiva. Le fonti, punto di partenza insostituibile, richiedono un’analisi rigorosa e per questo motivo la ricerca, per quanto spinta e guidata da un impulso iniziale soggettivo, non può invece non avanzare attraverso un procedimento oggettivo.
Simeone ha quindi proceduto ad illustrare alcuni esempi emblematici partendo dalla cosiddetta Donazione di Costantino, il documento su cui per secoli la Chiesa di Roma aveva fondato la legittimazione del proprio potere temporale in Occidente. Il documento ebbe nel filologo Lorenzo Valla il primo che ne contestò la veridicità sulla base di un’attenta analisi linguistica e su argomentazioni di tipo storico.
Altro esempio accuratamente descritto e analizzato è quello passato alla storia come il “Dispaccio di Ems”, un testo inviato dal re prussiano Guglielmo I di Hoenzollern al suo primo ministro Bismarck. Questi modificò il testo che fu poi reso pubblico: da una risposta precisa e netta, ma pur sempre diplomatica nei confronti della Francia di Napoleone III si passò ad «un drappo rosso sventolato davanti al toro gallico», come disse compiaciuto Bismarck ai suoi collaboratori. La reazione francese diede al primo ministro prussiano il pretesto per avere la guerra tanto agognata. I francesi furono sconfitti nel giro di neanche due mesi e Guglielmo I diventò il kaiser del nuovo impero germanico e Bismarck il suo famoso “Cancelliere di ferro”.
A seguire, invece, l’attenzione è stata posta sul cosiddetto testamento di Lenin, il documento nel quale il leader bolscevico affrontava i problemi organizzativi interni al partito soffermandosi in particolar modo sulle figure di Stalin e Trotski dei quali scriveva «il compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza. D’altro canto, il compagno Trotski […] si distingue non solo per le sue eminenti capacità. Personalmente egli è forse il più capace tra i membri dell’attuale CC, ma ha anche una eccessiva sicurezza di sé e una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi». Come riporta anche Luciano Canfora nel suo libro La storia falsa la vicenda del testamento è affascinante e complicata e si conclude con l’azione di manipolazione effettuata da Stalin che non cancellò le critiche di Lenin al suo carattere, ma evidenziò il non bolscevismo di Trotski in maniera tale da far pendere l’ago della bilancia del potere dalla sua parte.
L’analisi poi è caduta su uno dei massimi esempi di falsificazione della storia, ossia i Protocolli dei Savi di Sion, composti a Parigi dalla polizia zarista e pubblicati in Russia nel 1903, presentati come la trascrizione di incontri segreti di leader della comunità ebraica, al fine di dar vita ad una cospirazione per dominare il mondo. Già nel 1921 ci fu chi affermò la falsità dei Protocolli: Philipp Graves, giornalista del Times, provò la totale falsità dei Protocolli Dei Savi Di Sion spiegando come questi altro non fossero che un plagio di un libello dell’autore satirico francese Maurice Joly dal titolo Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu.
I Protocolli sono stati da sempre un mezzo di grande fascino e potenza per la diffusione dell’odio razziale nei confronti degli ebrei e pur avendone provato abbastanza presto la totale falsità hanno avuto una diffusione immensa. Il primo intervento della magistratura – ha ricordato Teresa Simeone – è datato 1935 quando a Berna, un tribunale elvetico si pronunciò contro il Partito dei Nazisti Svizzeri accusato di aver distribuito i Protocolli durante una manifestazione pro Nazismo. Walter Meyer, il giudice che presiedette il processo, definì i Protocolli “un cumulo di ridicole sciocchezze”. Bisognerà arrivare al 1993 per avere una seconda condanna, questa volta in Russia, dove i Protocolli vennero dichiarati un falso in un processo a Mosca contro Pamyat, organizzazione ultranazionalista russa che aveva pubblicato i Protocolli nel 1992. La “fortuna” dei Protocolli continua inalterata tutt’oggi e si manifesta nell’adozione del testo come libro scolastico in molti paesi arabi, nella creazione di serie televisive sull’argomento e su una vastissima proliferazione di siti e pagine internet sull’argomento.
Teresa Simenone ha sottolineato come qualunque tipo di argomentazione non possa far nulla contro tesi complottiste, fantasie e immaginazioni e che anzi il rischio è di essere trascinati nella loro rete, «più se ne parla e più assumono forza». Il cammino della ricerca storica e della scienza, ha proseguito, è pieno di errori, ma questi vengono registrati e servono per cambiare, per invertire la rotta, cercare altre direzioni. Ciò non accade, invece, nell’ambito sempre più caotico e fuori controllo della Rete che amplifica le falsità esponendo a facili populismi.
A tal proposito un ultimo sguardo è stato, infine, gettato sul piano Kalergi, un presunto progetto che mirerebbe ad incentivare l’immigrazione africana e asiatica in Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni autoctone. La teoria è stata elaborata dal negazionista austriaco Gerd Honsik (condannato dalla magistratura per avere pubblicamente negato la verità storica dell’Olocausto) che ha compiuto un’opera di selezione, rielaborazione e decontestualizzazione delle idee di Kalergi il quale, invece, proponeva unicamente un’unione confederata di Stati al fine di garantire pace, sovranità e difesa delle diverse culture in controtendenza rispetto agli ideali imperialistici e totalitari dell’epoca.
Infine Teresa Simeone, riportando la sentenza di Toqueville «la storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie», ha auspicato che ci siano sempre più storici che tramite passione e scienza possano aiutare a riconoscere gli originali attraverso un lavoro che sia rispettoso delle fonti e sia guidato unicamente da un desiderio di genuina conoscenza.

Il prossimo e ultimo incontro è previsto per venerdì 1 giugno alle 17.30 sempre presso la sede della Cgil di Benevento. Chiuderà questo primo ciclo di seminari Anpi il presidente dell’associazione Amerigo Ciervo con un intervento dal titolo Il Manifesto di Ventotene. Europa, federalismo, solidarietà.

di Dario Melillo

Informazioni su anpisannio

Comitato Provinciale ANPI del Sannio
Questa voce è stata pubblicata in Officina Maria Penna e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.