intervento elaborato dalla professoressa Teresa Simeone, componente del Gruppo di lavoro sulla Toponomastica dell’ Anpi Provinciale di Benevento
La toponomastica, abbiamo sottolineato più volte in queste ultime settimane, racconta la storia e le scelte, non solo culturali, ma anche politiche, di una città che intende conservare e rilanciare esempi di vita ai propri cittadini e ai cittadini del domani.
Non appaia polemicamente pretestuoso, perciò, continuare ad alimentare il dibattito che abbiamo avviato sull’opportunità di riportare criticamente alla coscienza, rinnovandone qualche ricordo sbiadito dal tempo, il significato di alcune strade di Benevento. È in tal senso che si muove la nostra iniziativa come gruppo ANPI, che non ha alcuna intenzione di stravolgere il volto della città né di creare difficoltà all’amministrazione e men che meno alla società civile. Conosciamo bene come sia complesso l’iter di denominazione di nuove strade e come richieda il consenso congiunto di Enti e soggetti diversi, nonché quanto stratificate siano alcune abitudini e come ci siano cari e ormai parte della nostra quotidianità i nomi delle vie tra le quali ci muoviamo; non ci nascondiamo neppure le difficoltà di tipo logistico che si creerebbero nel momento in cui si andassero a modificare gli indirizzi di abitazioni e attività commerciali. Nello stesso tempo, ci appare anche necessario far prendere consapevolezza del significato storico di scelte fatte nel passato e interrogarsi se siano sempre e del tutto ancora condivise.
È coerente, ad esempio, con il presente e il futuro che si vogliono indicare alle nuove generazioni avere strade intitolate all’impresa di Italo Balbo che, per quanto importante come aviatore, è stato un esponente di primo piano del fascismo e responsabile di violenze come quelle che causarono la morte di Giovanni Minzoni? Sacerdote concretamente impegnato nel sociale, quest’ultimo fu promotore di azioni volte a migliorare le condizioni culturali delle classi più umili e ad aiutare, attraverso rivendicazioni di carattere salariale, i lavoratori agricoli. Si oppose allo squadrismo fascista, condannandone le violenze e rifiutando ogni addomesticamento della propria coscienza alla brutalità dilagante. Aggredito la sera del 23 agosto del 1923, nei pressi della canonica, morì per gli effetti delle percosse: lo scandalo e il moto di indignazione che ne seguì costrinsero Italo Balbo, a cui facevano capo gli aggressori, a dimettersi da console della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Noi abbiamo un viale, uno dei più belli di Benevento, che ne esalta le imprese: nulla quaestio, si dirà, però intanto dobbiamo sapere a chi rimanda la dicitura “degli Atlantici”.
Benché siano emerse, tra le molte sensibilità, proposte su eventuali sue intitolazioni, ad esempio, alla Repubblica, alla Liberazione o a qualsiasi evento che si faccia portatore di un messaggio di apertura, di pluralismo, di democrazia, qualcosa, cioè, di totalmente contrario all’ideologia fascista, non sono sottovalutate le difficoltà che ne seguirebbero; crediamo comunque importante riportare l’origine della sua intestazione all’attenzione della popolazione.
Nessuna intenzione di revisione, invece, è stata avanzata per gli altri siti in odore di ventennio; men che meno con riferimento a via Perasso che Erminio Fonzo, ricercatore in Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Salerno, ha inserito nel precedente comunicato per ricordare l’uso strumentalmente demagogico fatto dal regime fascista di un giovane coraggioso, Giovan Battista Perasso appunto, protagonista della vicenda entrata nella leggenda quando, nel 1746, appena undicenne, innescò la ribellione di Genova contro le truppe austriache che occupavano la città.
C’è poi l’annosa questione di piazza Santa Sofia che conserva ancora una targa in marmo con la scritta “Via Giacomo Matteotti”, in ricordo della precedente intitolazione al deputato socialista che fu rapito e ucciso il 10 giugno del 1924. Conosciamo un po’ tutti le traversie che ne hanno segnato l’iter, con il bagaglio di polemiche che hanno attraversato il periodo dal 1990 in poi, anno della famosa delibera con cui si è passati alla nuova denominazione. Siamo anche consapevoli che la piazza faccia parte ormai del Complesso di Santa Sofia diventato Patrimonio UNESCO, riconoscimento di cui siamo tutti sinceramente orgogliosi; allo stesso modo siamo orgogliosi di aver avuto nel nostro passato un politico, un antifascista come Giacomo Matteotti, della cui morte quest’anno ricorre l’anniversario: sarebbe doveroso, nonché un bel messaggio di civismo e di democrazia, intestargli, nel centenario del suo assassinio, una strada, una piazza o qualunque sito, speriamo non secondario, che possa rendere chiaro a tutti, cittadini sanniti e cittadini d’Italia ospiti della città, soprattutto ai nostri giovani, che Benevento, fiera capitale della Longobardia meridionale, riconosce il valore di un uomo simbolo di integrità e ripudia, anche attraverso l’odonomastica, quei terribili anni di sospensione dei diritti e di ogni forma pubblica di autonomia morale, politica e intellettuale in cui la coscienza civica fu asservita a una dittatura oppressiva e liberticida.
Teresa Simeone
Gruppo di lavoro sulla toponomastica
Anpi del Sannio