Il commento del presidente Ciervo sul 25 aprile

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Il 25 aprile 2019 a Benevento: una bella giornata di libertà e di democrazia

È stata una bella giornata di libertà e di democrazia quella che ieri, insieme, abbiamo vissuto per ricordare e festeggiare la Resistenza al nazifascismo e il suo valore fondante per la Repubblica e per la Costituzione.
Il 25 aprile è il giorno in cui tutte le italiane e tutti gli italiani, che si riconoscono in quelle vicende e in quei principi, si ritrovano per riaffermare la valenza imprescindibile del giuramento fondamentale di una patria rinnovata con le idee-guida della carta costituzionale (libertà, democrazia, uguaglianza sostanziale e non meramente formale, pace, antifascismo) che sono agli antipodi dei disvalori del vecchio e nuovo fascismo.
Tale era la volontà dell’ANPI che, per statuto e missione, ha il dovere etico e politico di conservare la memoria dei combattenti per la libertà e la dignità dell’Italia e difendere i principi costituzionali e tale è stato lo spirito che ha animato la manifestazione 2019, ancora una volta guidata dal nostro grande partigiano combattente, Giuseppe Crocco, “Caramba”. Ciò è stato reso possibile dalla presenza di taluni rappresentanti istituzionali ufficiali (comune di Benevento, comune di Apice), di esponenti politici presenti, a vario titolo, nelle istituzioni, di partiti politici, dei sindacati, delle associazioni, dei movimenti: una presenza plurale con la quale ogni forza ha innervato la propria sensibilità politico-culturale nella riaffermazione dell’insostituibilità del più significativo anniversario della nostra storia repubblicana.
È ciò che si definisce “religione civile”, senza la quale un paese non può né potrà costruire nulla. Per questa bella prova di civiltà democratica, l’ANPI di Benevento ringrazia tutte le partecipanti e tutti i partecipanti, le istituzioni, i partiti, i sindacati, le associazioni e i movimenti presenti. L’ANPI ringrazia poi tutti gli organi di informazione (giornali, tv, siti) per l’attenzione riservata.
Non è possibile, in conclusione, non rimarcare l’assenza, alla festa del 25 aprile, dell’intera deputazione sannita. Rappresentando, grazie alla Costituzione nata dalla Resistenza, le cittadine e i cittadini di questa provincia nel più alto consesso legislativo della Repubblica, ci sembra doveroso far notare quanto discutibile sia, non solo politicamente ma anche moralmente sbagliata, la scelta di non presenziare alla manifestazione che, prima di ogni altra finalità, vuole tenere vivo il ricordo, soprattutto a vantaggio delle giovani generazioni, di chi ha sacrificato la propria vita perché altre e altri, in seguito, potessero, liberamente e democraticamente, diventare deputati e senatori. I quali, per una serie di motivazioni, dovrebbero essere i primi (o le prime) ad essere presenti.

Il Comitato provinciale dell’ANPI di Benevento

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Il discorso del presidente Ciervo per il 25 aprile

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25 aprile 2019, Benevento.

Carissime cittadine e cari cittadini che state partecipando alla manifestazione del 25 aprile del 2019,

è motivo di grande onore e di grande responsabilità chiudere, per conto dell’ANPI del Sannio il corteo a cui, tutti insieme, stamattina abbiamo dato vita.
Ed è un onore grande parlare avendo di fronte la piazza, intitolata a Giacomo Matteotti, paradigma, simbolo e archetipo di tutte le innumerevoli vittime del fascismo e del nazismo in Italia.
È un onore il poter parlare nel cuore e al cuore di questa nostra antica città.
È un onore parlare in nome di tutte le iscritte e gli iscritti dell’ANPI di Benevento che annovera ancora, tra i suoi membri, il compagno partigiano combattente, Giuseppe Crocco, “Caramba”, che, a nome di voi tutti, saluto e ringrazio con riconoscenza e affetto immutati.
È – infine – un onore parlare a nome di tutte le istituzioni presenti, delle forze politiche, dei sindacati, delle associazioni e dei movimenti che hanno aderito e che hanno voluto che il 25 aprile, venisse celebrato con spirito unitario e con molteplici iniziative che, all’interno della ricchezza delle storie e delle sensibilità plurali, ne caratterizzano la vita.

Quest’anno siamo obbligati a puntualizzare un elemento che è la sostanza stessa di questa giornata. Il 25 aprile è Festa nazionale. È la Festa della Liberazione dell’Italia dal giogo nazi-fascista. Essa vede, in questo momento e per la giornata intera, migliaia e migliaia di persone nelle piazze e nelle strade di tantissime città e paesi. È evidente che nessuno riuscirà a cancellarla.

E poiché noi siamo abituati a parlare con chiarezza, intendiamo riferirci a tutti coloro che cercano di negarla, pensando di ridurla ad uno scontro tra “fascisti e comunisti”. Intendiamo riferirci a chi continua a gettare fango e fuoco sulla memoria delle partigiane e dei partigiani, a chi tenta con le consuete, rozze argomentazioni, ignoranti e razzistiche di riportare l’orologio della storia al ventennio del criminale Benito Mussolini.
In realtà il 25 aprile ricorda e rinnova la lotta vincitrice del popolo italiano contro il nazi-fascismo.
Il 25 aprile ricorda e rinnova la vittoria degli ideali di libertà e di democrazia che hanno spazzato via la dittatura. Il 25 aprile è il canto corale delle origini autentiche della nostra Repubblica.
Non sarà inutile parafrasare ciò che Vittorio Foa rivolse a un senatore missino, Giorgio Pisanò: “È perché il 25 aprile abbiamo vinto noi che tu sei senatore della Repubblica. Se aveste vinto voi, io non solo non sarei al Senato, ma forse sarei ad Auschwitz”. Come Primo Levi e come Liliana Segre. Come padre Massimiliano Kolbe e Suor Teresa Benedetta della Croce. Come Vittoria Nenni e Mario Finzi.

Siamo pienamente consapevoli di essere dentro un profondo cambiamento di cui sembra che non si riesca a percepirne, fino in fondo, la radicalità. Eppure siamo in grado di leggere i segni di un mondo, negli ultimi decenni, profondamente cambiato: le parole d’ordine che, per moltissimo tempo, sono state le sirene a cui non moltissimi hanno saputo resistere. Non di “sorti magnifiche e progressive” si trattava, ma di autentici peccati capitali le cui conseguenze sono ora un cumulo di macerie tra le quali è possibile ritrovare diritti negati, povertà crescenti, ingiustizie profonde. Nel buio del momento si colgono sempre di più fenomeni di degrado istituzionale, in cui le tentazioni presidenzialiste e le tendenze plebiscitarie si combinano con la sovranità del mercato, con la frantumazione sociale, con il trionfo dell’individualismo, con il vuoto culturale e con le seducenti suggestioni dei media e della rete. E la violenza e la sopraffazione la si ritrova anche nei rapporti personali dentro e fuori le famiglie.
Con la questione femminile ritornata al centro del dibattito, grazie anche a taluni disegni di legge totalmente oscurantisti, se non addirittura reazionari, che finiscono per fare strame dell’articolo 3 della Costituzione. Ecco perché abbiamo voluto organizzare, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del comune di Benevento, la mostra sulle 21 madri costituenti.
Ma il medesimo articolo è messo ancora più gravemente in pericolo da un altro tema a cui, stranamente, né la società civile né la politica sembrano particolarmente attenti. Intendo riferirmi alla cosiddetta autonomia differenziata. L’autonomia differenziata è il più raffinato e radicale progetto antimeridionale della storia repubblicana perché esso si poggia sull’idea di “criminalizzare” i normali trasferimenti e gli investimenti pubblici nelle regioni meridionali.
Abbiamo riflettuto seriamente sulle conseguenze dell’autonomia differenziata? Che nascerà una sanità di serie A e una di serie B, che i malati bisognosi di interventi specialistici non potranno più trasferirsi dagli ospedali della propria regione a quelli del Nord, che le scuole e le università del Sud avranno sempre meno risorse? Non è certamente per scelta politica che facciamo riferimento a tale prospettiva, ma è l’urgenza della difesa della Costituzione che ci spinge a segnalare l’esigenza di difendere l’unità nazionale, messa in grave pericolo da scelte siffatte.
Dunque la competizione senza regole, la supremazia della finanza sull’economia reale, e dell’economia sulla politica, e della tecnica sui valori dell’humanitas, e la mitizzazione del profitto non hanno migliorato il mondo. Anzi in tutto questo noi possiamo individuare la causa prima della crisi profonda dalla quale non riusciamo a venir fuori. Aggiungiamo a ciò le guerre infinite e le terribili stragi che, hanno lasciato il loro segno di sangue anche il giorno di Pasqua.
Ed è – lasciatemelo dire – francamente curioso che mentre papa Francesco, dal balcone centrale di san Pietro pregava per le vittime dello spaventoso massacro del giorno di Pasqua, lo spin doctor – ora si usa dire così – del ministro dell’Interno riteneva necessario postare una foto dello stesso ministro imbracciare un mitra. Fare paura per rispondere alle paure. È così che si alimenta l’onda nera.
In tv ci dicono che questo signore sia un docente di filosofia del web.
Se questa è la filosofia del web, noi continuiamo a preferire le risposte che hanno offerto altri filosofi: Socrate, Giordano Bruno o come il pensatore della non-violenza Aldo Capitini. E i mitra imbracciati dai partigiani hanno portato all’articolo 11 dellaCostituzione. Inquietanti fenomeni, sul piano politico-istituzionale, si colgono quotidianamente: l’indebolimento del Parlamento, il contatto diretto con le masse, l’intesa cordiale con i gruppi neofascisti europei tra i quali il comun denominatore è il sentimento razzistico del rifiuto del diverso. Sono i fenomeni di ciò che Umberto Eco chiama il fascismo eterno: l’esaltazione del sangue, il disprezzo per la cultura, il rifiuto del diverso, l’antiparlamentarismo, l’irrazionalismo dominante.
Che fare?
Ci sono dunque delle ottime ragioni che ci spingono a continuare a fare memoria della Resistenza e della liberazione dal nazifascismo. Il fare memoria è, per noi, un dovere morale e politico.
Noi ritroviamo e rinnoviamo lo spirito della Resistenza per opporci alla cultura dei muri innalzati, dell’innalzamento dei reticolati, delle polizie schierate, della ripresa e della riorganizzazione di forze che si riferiscono esplicitamente ai disvalori del nazifascismo.
Rinnoviamo e ritroviamo lo spirito della Resistenza per opporci agli egoismi delle piccole patrie, e delle chiusure pseudo-identitarie. Per vincere sul rifiuto di chi fugge dalle guerre e dalla povertà, guerre e povertà che noi, gli europei dei grandi valori, abbiamo contribuito a far nascere in tante zone del mondo.
Ritroviamo lo spirito della Resistenza e proviamo a riflettere con attenzione sui segnali che ci arrivano dagli uomini e dalle donne che hanno combattuto contro il nazifascismo.
Prendiamo esempio dalla loro scelta etica non di salire sul carro del vincitore, come pure sovente ci tocca vedere in questi giorni, ma di salire in montagna, mettendo in conto anche la possibilità della morte.
Ripensiamo alle centinaia di migliaia di prigionieri italiani che rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò. Ricordiamo gli italiani e le italiane che aiutarono i partigiani, che nascosero gli ebrei. Riprendiamo in mano, se possibile, un libro di storia di questo paese e analizziamo che è accaduto dal 1943 al 1948: cinque anni, solo cinque anni per porre fine alla guerra, per scegliere la pace, per scrivere la Costituzione, per ricostruire, con il lavoro l’impegno e l’intelligenza, il paese. Impariamo dai 535 uomini e dalle 21 donne che, ognuno con una propria visione politica, schierati in partiti politici con valori ideali e visioni del mondo contrapposti, riuscirono a ritrovarsi insieme, costruendo, in un nobile ed altissimo compromesso, i principi fondativi della Repubblica.
Questo è il nostro compito, oggi, a settantaquattro anni dalla Liberazione. Ritrovare in quei giorni quella luce che possa illuminarci lungo il cammino della nostra vita comune, alla maniera in cui quella luce la colse un poeta come Pierpaolo Pasolini

Mio fratello partì, in un mattino muto
di marzo, su un treno, clandestino,
la pistola in un libro; ed era pura luce.
Visse a lungo sui monti, che albeggiavano
quasi paradisiaci nel tetro azzurrino
del piano friulano: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già conscia del destino: ed era pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato
si riconobbe nuovo nella luce.

Buon 25 aprile, cittadine e cittadini, viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva l’Italia!

Amerigo Ciervo
Presidente Comitato provinciale ANPI Benevento

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Con la rete Non Una Di Meno Benevento per lo sciopero dell’8 marzo

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Venerdì 8 marzo saremo in strada per il corteo promosso e guidato dalla rete cittadina di Non Una Di Meno.

Qui di seguito vi proponiamo il testo dell’appello per la costruzione dello sciopero femminista cittadino.

“Anche quest’anno ricorre l’otto marzo e anche quest’anno ci prepariamo ad incrociare le braccia e a liberare il nostro tempo!

Facendoci forza di un movimento femminista globale che -in poco più di due anni- ha saputo mettere al centro dell’agenda e del dibattito politico, dentro e fuori i movimenti, la questione di genere, trasformandola nell’elemento propulsore di una tensione trasformatrice totalizzante; di un movimento nazionale trasversale e propositivo, che sta rinnovando l’armamentario teorico e pratico del vecchio femminismo nostrano, producendo, nel contempo, una nuova forma politica; forti di un grido e di un marchio, “Non una di meno”, che, con la sua potenza immaginifica, attraversa oceani ed oltrepassa confini, anche quest’anno, proviamo a risignificare una data troppo a lungo ridotta a vuota celebrazione retorica: lo facciamo con lo sciopero dalla produzione e riproduzione sociale, dai ruoli di genere, da una normalità sempre più disumana ed escludente, da una normalità che ci vittimizza e strumentalizza.

Scioperiamo da ogni attività lavorativa, formale od informale, gratuita o retribuita. Scioperiamo dalle dimissioni in bianco, dal lavoro nero, scioperiamo dalla disparità salariare tra uomo e donna (che varia tra il 20% il 40% in base all’ambito professionale), dai ricatti sessuali e dalle molestie sui luoghi di lavoro, da quel lavoro di cura disconosciuto che ancora troppo spesso grava sulle nostre spalle.

Scioperiamo dai ruoli di genere, quelli che ci imprigionano e che, in un cerchio che si chiude quasi naturalmente, alimentano la violenza e si nutrono della violenza stessa; dalla sempreverde cultura dello stupro.

Scioperiamo contro violenza di genere, che è strutturale, perché attraversa sistematicamente ogni ambito della nostra vita, dal lavoro alla scuola, dalle relazioni ai tribunali, dalla famiglia agli ospedali.

Scioperiamo contro la violenza fisica e psicologica che subiamo nelle strutture sanitarie, dove-non ci stancheremo mai di ripeterlo! – l’alto tasso di medici obiettori (soprattutto al Sud) , il difficile accesso alla pillola Ru486 e la pressante presenza dei prolife -che parte del nuovo governo prova ad incentivare!-rendono l’iter per l’aborto una corsa ad ostacoli, privandoci così della libertà di scegliere sui nostri corpi!

Scioperiamo contro violenza che subiamo in quanto donne, che non ha colore della pelle e da chi vorrebbe convincerci del contrario, contro chi specula sulla nostra pelle per legittimare politiche securitarie e razziste; di narrazioni tossiche che associano, in un automatismo becero quanto pericoloso, violenza sulle donne ed immigrazione non ne possiamo più!

Scioperiamo contro il governo del “cambiamento” e le sue manovre liberticide, che “cambiano”, ma in peggio, la vita delle donne e di tutte le marginalità sociali; scioperiamo contro la Legge Salvini, il DL Pillon, le mozioni antiabortiste targate Lega che, partendo da Verona, stanno provando ad imporsi su tutto il territorio nazionale, perché vi riconosciamo un complessivo disegno patriarcale, razzista ed autoritario, un piano in cui riecheggia l’avanzata delle Destre Reazionarie, in Europa come nel mondo.

Scioperiamo contro la chiusura o lo svilimento degli spazi delle donne, che da sempre costituiscono luoghi di riappropriazione materiale e simbolica, di consapevolezza e fuoriuscita dalla violenza; scioperiamo contro lo sgombero degli spazi sociali, che da sempre rappresentano presìdi di solidarietà e libertà sul territorio;

Insomma: Scioperiamo tutto! Spezziamo, per 24 ore, una consuetudine che ci opprime, che ci fagocita, che ci vorrebbe mansuete e silenziose. Produciamo una piccola crepa, tutte insieme! Stringiamo relazioni per produrne di nuove, più significative!

Scioperiamo contro l’indirizzo politico espresso chiaramente dal nuovo esecutivo e proviamo a dettarne un altro, più umano, egualitario, femminista. A partire da questo otto marzo, a partire da noi, a partire dalla nostra città.

Ti aspettiamo per costruire assieme la giornata dell’Otto marzo, ma soprattutto per riprendere a ragionare, da una prospettiva femminista, sui tempi bui che corrono ed elaborare strategie di Resistenza”.

di ANPI Benevento

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Incontri sul territorio provinciale: sabato 23 febbraio primo appuntamento in Valle Caudina

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L’ANPI provinciale di Benevento inaugura il primo di una serie di incontri che si svolgeranno sul nostro territorio provinciale.
Gli incontri nascono dall’esigenza di registrare le voci, le considerazioni e le opinioni di compagne e compagni, simpatizzanti, cittadine e cittadini circa l’attualità socio-politica del nostro paese e per mettere a fuoco alcune priorità per il nostro impegno dei prossimi mesi: antifascismo, difesa e applicazione della Costituzione, uguaglianza sociale e solidarietà, accoglienza, tutti elementi indispensabili per la costruzione di una società più giusta e coesa.
Per questo motivo saremo presenti sabato 23 febbraio, alle ore 18.00 presso il Circolo Bozzi-Calamandrei, corso Caudino di Montesarchio, per un incontro-dibattito sul tema Per una presenza attiva dell’ANPI in valle Caudina a difesa dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana.
Interverranno
Prof. Antonio Colantuoni
Dott. Filippo Finozzi
Concluderà
Prof. Amerigo Ciervo
Presidente del Comitato provinciale dell’ANPI di Benevento

di ANPI Benevento

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Documento del Comitato Nazionale ANPI sulla manifestazione sindacale unitaria

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Il Comitato Nazionale dell’ANPI condivide pienamente le parole d’ordine della manifestazione intitolata “Futuro al lavoro” promossa da Cgil, Cisl e Uil per il 9 febbraio 2019 a Roma.

Il Comitato Nazionale, presa visione del documento base per la manifestazione nazionale, pur non entrando doverosamente nel merito delle proposte specifiche che sono di competenza delle Organizzazioni sindacali, apprezza le parole d’ordine che riguardano il lavoro, la sua dignità, l’anelito al conseguimento di una reale uguaglianza per cambiare nel profondo la società italiana e per contribuire anche alla costruzione di una Europa dei diritti e della solidarietà.

In una fase difficile come l’attuale che il nostro paese sta attraversando, vanno difesi e consolidati i diritti e le protezioni sociali dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati e dei giovani così come di tutti i cittadini.

L’obbiettivo di fondo che condividiamo è quello di creare per tutti un lavoro dignitoso per attuare il principio consacrato dall’art. 1 della Costituzione che afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

L’ANPI nazionale augura pieno successo alla manifestazione

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Luciano Valle nuovo segretario generale della Cgil di Benevento

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L’ANPI di Benevento esprime i più cari ed affettuosi auguri di buon lavoro a Luciano Valle, eletto oggi pomeriggio segretario generale della Cgil di Benevento, al posto della cara Rosita Galdiero, chiamata a un nuovo e più prestigioso incarico nazionale e fa voti perché si rafforzino ancora di più il legame saldissimo e la feconda collaborazione tra CGIL ed ANPI nell’impegno per la democrazia, per la giustizia sociale e per la piena attuazione dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana e antifascista.

di ANPI Benevento

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Convocata l’assemblea di fine anno dell’ANPI provinciale di Benevento

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Care compagne, cari compagni, care amiche, cari amici,

siete tutti invitati all’assemblea convocata per venerdì 21 dicembre alle ore 17.30 nella sede della CGIL di Benevento (Via Leonardo Bianchi, 9 Benevento).
Ordine del Giorno:
a) relazione del presidente sull’attività dell’anno 2018;
b) discussione;
c) presentazione della sede messa a disposizione dalla CGIL;
d) varie ed eventuali;
e) scambio degli auguri con brindisi.

Nell’occasione sarà possibile sottoscrivere la tessera 2019 dell’ANPI; il tesseramento è aperto a tutti coloro che credono nei valori della libertà, della democrazia e dell’antifascismo, valori fondanti della Resistenza e della Costituzione Repubblicana.
Certi della vostra partecipazione vi invitiamo ad estendere l’invito ad altre persone che potrebbero essere interessate a fare parte della nostra Associazione: oggi più che mai è necessario RESISTERE perché i valori dei combattenti per la libertà di ieri e di oggi sono la ragion d’essere di un’associazione come la nostra.

Un caro saluto,
il presidente provinciale dell’ANPI di Benevento
Amerigo Ciervo

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Comunicato dell’ANPI Benevento sul decreto sicurezza e immigrazione

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Il decreto sicurezza, recentemente approvato, stravolge di fatto la Costituzione, facendo entrare l’Italia in una sorta di “apartheid giuridico”. Sarà necessario interrogarsi come sia stata possibile una simile, radicale metamorfosi, culturale prima che politica, nel paese, con le forze politiche, che si ispirano al famigerato “contratto di governo”, a far da cassa di risonanza politico-istituzionale, per mere motivazioni di bottega elettorale, alle peggiori pulsioni razziste e xenofobe che sembra stiano annullando decenni di sviluppo e avanzamento democratico, che ha visto milioni di donne e di uomini lottare per l’inclusione, per la solidarietà e per la giustizia sociale.
Questa legge non risolverà affatto il problema del controllo dell’immigrazione clandestina, bensì l’aggraverà – come stanno denunciando in queste ore non pochi sindaci in tutto il paese, anche del M5s – con un carico di lavoro per i comuni pesante e, in buona sostanza non sopportabile, creando le condizioni per una più grave e diffusa insicurezza, limitando o eliminando spazi di vita sociale condivisa e creando finanche la possibilità per un possibile riacquisto individuale, da parte di esponenti di associazioni a delinquere di varia natura, dei beni sottratti alla camorra e alla mafia. È lecito, quindi, attendersi una consapevole assunzione di responsabilità da parte di tutti, delle istituzioni in primis e, successivamente, dei partiti, dei movimenti e di tutte le associazioni pubbliche. Ci si augura che si tenga conto delle storie e delle esperienze delle varie realtà in atto, non limitandosi ad applicare in modo ciecamente deterministico una pessima legge.
Lottiamo per preservare l’umanità che è in noi e negli altri, sempre considerandola come la prima e unica finalità dell’attività politica.

Il comitato provinciale dell’ANPI di Benevento

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Convegno Cgil Benevento. L’intervento del nostro presidente Amerigo Ciervo

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L’intervento del nostro presidente provinciale Amerigo Ciervo al convegno CGIL Democrazia, Lavoro, Legalità tenutosi venerdì 30 novembre 2018 all’Hotel President di Benevento.
Consentitemi, vi prego, di svestirmi della funzione – per me in ogni caso altissima e della quale sono grandemente onorato e per la quale mi avete invitato a partecipare, quella di presidente provinciale dell’ANPI di Benevento – e di utilizzare, per l’incipit del mio intervento, la veste del mio lavoro quotidiano che pure, tra qualche mese, cesserò di svolgere.
Ci capita molto spesso di parlare nelle nostre aule di democrazia, di lavoro, di legalità. Un concetto – quello di legalità – strettamente connesso a quello di moralità. Dalla dimensione delle scelte individuali si passa a quella, più alta e più complessa dell’etica comunitaria. Dell’etica del bene comune. E dei beni comuni.
La domanda è: Che devo fare per vivere una vita giusta e felice? C’entrano legalità e moralità con questo tema. E sono tematiche alte, che non possono e non debbono essere svilite dalla banalizzazione e dalla superficialità.
Del resto la filosofia, fin dalla sua nascita, ha sempre posto, tra le principali questioni del suo farsi, i destini della polis. Socrate, nell’Apologia, rivolgendosi ai suoi concittadini che stanno decidendo di condannarlo a morte con una serie di accuse surrettizie, li provoca dicendo loro che non solo dovrebbero assolverlo ma, oltre a ringraziarlo per essere stato la loro coscienza critica, dovrebbero addirittura deliberare di erigergli una statua nel Pritaneo, e questo proprio per avere svolto, con impegno costante e con onore, la funzione di chi interroga i suoi simili sui temi forti della vita comunitaria. Alla maniera di un tafano, un insetto fastidiosissimo, certamente non gradito, come non gradita è la funzione del filosofo.
La risposta alla domanda è chiara: noi saremo giusti e liberi fin quando saremo schiavi delle leggi.
Democrazia, Lavoro, Legalità: c’è una sola parola che le lega e le contempla, contenendole tutte e tre. E questa parola è Costituzione. Ossia, per noi, la garanzia della giustezza e della universalità delle leggi. Eppure lo stesso Socrate rifiuta di ubbidire a un ordine. Quando, nel 404 a C. i Trenta tiranni ordinano a lui e ad altri quattro cittadini di arrestare il democratico Leone di Salamina affinché fosse messo a morte, Socrate si oppone all’ordine «preferendo – così come ci racconta Platone – correre qualsiasi rischio piuttosto che farsi complice di empi misfatti».
Sicché quando talune leggi sfuggono a questa garanzia, sarà opportuno rifiutarsi di applicarle e anche di disobbedire ad esse. Ora a noi sembra chiaro che con l’approvazione, in queste ultime ore, del decreto sicurezza la Costituzione venga di fatto stravolta e l’Italia entra, come ha dichiarato la nostra presidente nazionale Carla Nespolo, in una sorta di “apartheid” giuridico.
A noi appare incredibile che un parlamento della repubblica nata dalla Resistenza al nazifascismo abbia potuto approvare una legge simile, sembra incredibile che sia stato sferrato un colpo così pesante al diritto di asilo, all’accoglienza, all’integrazione. Una ruspa – che immagini indecenti si usano in questi giorni tristi – che fa strame di quell’articolo 10 “dove si tutela la condizione giuridica dello straniero che si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”. Una ruspa contro un modello che ha generato ricchezza e convivenza civile a quelle comunità che hanno avuto la responsabilità politica e il coraggio etico di sperimentarlo. Tra l’altro essa finisce con il non risolvere per niente il problema del controllo dell’immigrazione clandestina. Anzi, a leggere dichiarazioni di molti sindaci, addirittura lo aggrava.
Ho appena terminato di leggere un libro, bellissimo e ponderoso, di Antonio Scurati, M Il figlio del secolo che ricostruisce, con la seduzione di una scrittura coinvolgente del romanziere, la genesi del fascismo fino al delitto Matteotti.
È un libro che vi consiglio di leggere. Esso ha generato in me inquietudine e angoscia. La storia non si ripete mai. Ma potrebbero ripresentarsi le condizioni in cui talune pulsioni che ben conosciamo comincino a riprendere vita, a ricostituirsi in forme nuove e a riaggregarsi in strutture e organizzazioni che riportano con prepotenza alla memoria e alla coscienza la celeberrima, terribile diagnosi di Piero Gobetti – che io faccio totalmente mia – sul fascismo che altro non sarebbe che la più fedele autobiografia della nazione.
Dunque la scuola: la necessità della scuola.
E la necessità di conoscere e di sapere. Non solo le grandi manifestazioni che servono a denunciare il nostro dissenso e la nostra opposizione nei confronti di leggi che non ci piacciono sono necessarie.
Oggi è il momento in cui uomini e donne siano in grado di ritrovarsi sui valori condivisi della democrazia, del lavoro, della legalità, dei valori della Costituzione e – insieme – ripartire sulla strada della conoscenza.
Il nuovo fascismo lo si sconfigge così, con la conoscenza, con i saperi, con lo studio, con la ricerca e con le buone pratiche individuali e politiche.

Non si può restare inerti. Non ci si può rassegnare a questo declino, alle pratiche ignobili contro la vita, contro la dignità, contro la legalità. Come non è restata inerte la nostra compagna Rosita Galdiero. E a cui, come ANPI riconfermiamo la nostra vicinanza affettuosa.
Siamo ben consapevoli che questo lavoro lo dobbiamo svolgere insieme. Ecco la necessità delle relazioni, della rete che abbiamo costituito con la CGIL, il sindacato di Giuseppe Di Vittorio, del compagno che ha insegnato ai braccianti a tenere il cappello in testa davanti ai padroni, con Libera di don Luigi, con l’ARCI e con i rappresentanti delle istituzioni democratiche. Le istituzioni sono una grande conquista democratica. Che esse non diventino mere cinghie di trasmissione di leggi ingiuste e sbagliate.
Penso alla testimonianza del questore Palatucci – già alunno del nostro liceo “Giannone”, morto di stenti a Dachau – che ebbe il coraggio di disobbedire a leggi ingiuste, salvando ebrei dai campi di sterminio, e oggi è considerato uno dei giusti di Israele. O ai soldati che opposero resistenza al nazifascismo. O ai giudici che hanno pagato con la vita la loro fermezza nel voler combattere, anche contro chi sosteneva, dentro le istituzioni, posizioni contrarie, la mafia e le altre organizzazioni illegali.
Abbiamo questi esempi fulgidi. Non possiamo, non dobbiamo voltare la faccia dall’altra parte.
C’è un passo di Isaia che credo faccia al caso nostro. Dice: “I guardiani d’Israele son tutti ciechi, senza intelligenza; sono tutti dei cani muti, incapaci d’abbaiare; sognano, stanno sdraiati, amano sonnecchiare. Sono cani ingordi, che non sanno cosa sia l’essere satolli; sono dei pastori che non capiscono nulla; son tutti vòlti alla loro propria via, ognuno mira al proprio interesse, dal primo all’ultimo” (Is. 56, 10-11). E a che servirà mai, conclude il profeta, un cane muto se non protegge la casa? Per molto tempo siamo stati cani muti.

Ora è necessario ricominciare ad abbaiare. Ma non alla luna. Magari ad azzannare anche qualche polpaccio.
Facciamo appello alle coscienze delle donne e degli uomini di questo paese. Che l’indignazione sia permanente, che non manchi occasione di riempire piazze e strade per un’Italia autenticamente umana.
Facciamo appello alle forze politiche democratiche: basta divisioni, basta discussioni stucchevoli, basta rese dei conti.
È ora di una straordinaria assunzione di responsabilità perché queste tematiche: il lavoro, la democrazia, la legalità si sostanzino in atti politici e in vita vissuta.
È ora di organizzare una resistenza civile e culturale larga, diffusa, unitaria. L’ANPI c’è, insieme a tante associazioni che continuano nel loro quotidiano lavoro di stimolo sociale e costituzionale.
La nostra parola d’ordine, così come è possibile leggere anche sulla nostra tessera 2019, è “L’umanità al potere”. Non domani. L’umanità al potere. Adesso!

Amerigo Ciervo
Presidente provinciale dell’ANPI di Benevento

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Per i seminari ANPI incontro con il professor Valerio Petrarca

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Venerdì 30 novembre 2018 alle ore 17 nella sala “Di Vittorio” della Cgil di Benevento il quarto appuntamento dei seminari ANPI, promossi e organizzati dall’Officina di studi storico-politici “Maria Penna”.
Ospite dell’ANPI Benevento sarà Valerio Petrarca, professore di Antropologia alla Federico II di Napoli, che proporrà un intervento dal titolo Umanità, umanesimo e migrazioni.
L’incontro sarà importante per conoscere e comprendere un fenomeno antico quanto l’uomo e per capire e valutare gli scenari geo-politici contemporanei.

Ricordiamo che i seminari si configurano come attività di formazione e aggiornamento. L’ente certificatore è l’associazione professionale Proteo Fare Sapere che rilascerà al termine del ciclo seminariale, ai partecipanti che ne avranno fatto richiesta, l’attestato con l’indicazione delle ore e degli argomenti seguiti.

di ANPI Benevento

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